Le malattie più frequenti della tiroide possono essere suddivise in due grandi categorie: le patologie che determinano alterazioni morfologiche, strutturali e anatomiche, prive di alterazioni funzionali, e quelle che, invece, creano anche alterazioni della funzione.
«Le prime sono quelle cosiddette nodulari – spiega il Dott. Manlio Cabria, Medico Nucleare, Dirigente responsabile della S.C. di Medicina Nucleare e Coordinatore del Centro della Tiroide degli E.O. Ospedali Galliera – e si verificano quando la tiroide produce uno o più noduli. Quasi sempre, questo non altera la funzione della ghiandola, anche se in alcuni casi può capitare che i noduli formati diano vita anche ad una sua disfunzione». Le seconde, invece, «possono avere due opposte direzioni: nel caso dell’ipertiroidismo, la tiroide lavora di più e produce più ormoni. Se, invece, la ghiandola produce pochi ormoni tiroidei, ci troviamo di fronte all’ipotiroidismo».
Il Dott. Manlio Cabria ci racconta la S.C. di Medicina Nucleare del Galliera
Principali patologie
Come abbiamo avuto modo di anticipare, tra le malattie della tiroide più diffuse troviamo, in prima istanza, l’ipotiroidismo, dovuto a una ridotta funzione tiroidea. Si tratta di una patologia che colpisce circa l’8% delle donne e il 2% degli uomini, quasi sempre di origine autoimmune (Tiroidite di Hashimoto). Tra i sintomi principali possiamo annoverare astenia, senso di freddo, cute secca, perdita di capelli, difficoltà di concentrazione, stipsi, aumento di peso, gonfiore al viso, edemi e (nella donna) alterazioni del ciclo mestruale. Un tempo era anche abbastanza diffuso l’ipotiroidismo del neonato, ora «praticamente debellato – continua lo specialista – grazie alla messa in atto di screening specifici neonatali». Riconoscere l’ipotiroidismo nella fase pre-gravidica e durante la gravidanza, inoltre, risulta di fondamentale importanza per il corretto e completo sviluppo del sistema nervoso centrale dell’embrione.
L’ipertiroidismo, invece, è causato da un’eccessiva attività della tiroide. Meno frequente dell’ipotiroidismo, ne sono affetti circa il 2-3% delle donne e lo 0,2-0,3% degli uomini. I sintomi di tale patologia sono ansia, irritabilità, intolleranza al caldo, eccessiva sudorazione, palpitazioni, astenia, perdita di peso non voluta, dissenteria, tachicardia, aritmie, tremori e (nella donna) alterazioni del ciclo mestruale.
Per quanto riguarda, invece, i noduli tiroidei (singoli e multipli), sappiamo che nella maggior parte dei casi si tratta di formazioni benigne. Ad oggi si stima che siano presenti in circa il 5% degli adulti in forma di nodulo palpabile, ma tale percentuale potrebbe facilmente più che raddoppiare – fino a raggiungere addirittura il 50% – se ciascuno di noi eseguisse periodicamente un’ecografia tiroidea.
Diagnosi e diffusione
Stando alle statistiche, le malattie della tiroide sono più frequenti nelle donne che negli uomini. Specialmente – ma non solo – quelle che ne alterano la morfologia. Le donne, infatti, sono colpite in media da 5 a 10 volte di più rispetto agli uomini. «È il caso, ad esempio, del gozzo» commenta il Dott. Cabria.
Terapie e trattamenti
Per quanto riguarda i trattamenti delle patologie disfunzionali, «la tendenza è quella di scegliere più un approccio conservativo», sottolinea lo specialista.
«Per sopperire all’ipotiroidismo viene somministrata una terapia sostitutiva con ormone tiroideo sintetizzato (Levotiroxina) assunto per via orale in quantità ottimali. Per quanto riguarda, invece, l’ipertiroidismo, inizialmente la patologia viene trattata da un punto di vista medico con farmaci tiriostatici, ma, in un secondo momento, si può arrivare anche a trattamenti cosiddetti “definitivi”, come quello con radio-iodio metabolico (131I) e quello chirurgico».