giovedì, Febbraio 13, 2025
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Ognissanti: come si celebra nelle regioni italiane?

In Italia, il 1° Novembre, si celebra la festa di Tutti i Santi, detta anche Ognissanti, un antichissimo rituale che commemora tutti i Santi della religione cristiana.
La storia di questa festa si evolve fra il sacro e il profano e le celebrazioni ad essa connesse variano di regione in regione. La maggior parte di queste si svolge (o svolgeva), nella notte fra l’1 e il 2 novembre (Giorno dei Morti) quando, secondo la tradizione, il mondo dei vivi si ricongiunge a quello dei defunti.

Diamo un’occhiata alle più importanti!

Le principali tradizioni regione per regione

In Valle d’Aosta, per esempio, nella notte di Ognissanti, si usa vegliare davanti ai fuochi, lasciando sulla tavola delle pietanze per i morti. In Piemonte, precisamente nella Val D’Ossola, un tempo era usanza andare al cimitero lasciando le case vuote perché venissero occupate dai defunti in visita, mentre in diverse zone lombarde, si sistemavano le coperte sui letti per permetter loro il riposo durante la notte.

In Trentino Alto Adige, come in altre parti d’Italia, le campane delle chiese rintoccano per richiamare le anime dei defunti e, un tempo, veniva lasciata loro una tavola imbandita per saziarsi. Lì, come in Abruzzo, è ancor oggi tradizione intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno, per utilizzarle come lanterne. Invece, in Toscana, durante questa festività, i bambini indossano collane di mele e di caldarroste.

Accanto alle finestre delle abitazioni del Friuli Venezia Giulia si usa tenere un secchio colmo d’acqua, un lume acceso e un pezzo di pane in modo che i morti possano ristorarsi. In Emilia Romagna, in antichità, i poveri andavano di casa in casa a chiedere la “carità di murt”, ricevendo cibo dalle persone a cui domandavano aiuto.

In Sicilia, per esempio, è convinzione che durante la notte di Ognissanti i defunti portino dolciumi (come la frutta martorana) o doni ai bambini che si sono comportati bene. In Basilicata, a Matera, la tradizione vuole che in questo giorno i morti scendano in città dalle colline del cimitero con un cero acceso nella mano destra e che il 2 novembre le donne replichino il pianto funebre sulle tombe.

In Sardegna, la tradizione di Ognissanti ha diversi nomi: Is Panixeddas, Is Animeddas o ancora Su mortu su mortu, quando i bambini girano di casa in casa chiedendo un’offerta per i defunti. Infine, in Campania, nei quartieri popolari, si usava andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara alla ricerca di uva passa e fichi secchi.

Tradizione culinaria

Ogni regione d’Italia ha la propria tradizione culinaria riguardo a Ognissanti e al Giorno dei Morti: in molti casi si tratta di dolcetti e torte.
In Umbria, ad esempio, si preparano gli stinchetti dei morti a forma di fava, mentre in Toscana si è soliti cucinare dei dolci a base di miele, farina, noci, strutto, uvetta e pepe: se ne ottiene una pagnotta dolce che si inforna l’1 novembre e che viene mangiata fino all’arrivo dell’Avvento.

Il pan dei morti è probabilmente il dolce italiano legato ad Ognissanti più conosciuto e diffuso. Nato a Milano, si tratta di un biscotto con amaretti, frutta secca e cannella (con qualche variazione), da gustare abbinato ad un bicchiere di vin santo.

In Liguria sono tipiche di questi giorni le Fave dei morti, dolci di pasta di mandorla semplice o aromatizzata a forma di fava o di castagna. In Puglia è tradizione preparare in questi giorni la colva: si tratta di una sorta di macedonia a base di melograno e grano bollito, che ha origini greche e che si ottiene mescolando gli ingredienti con del vino cotto.

Chiudiamo con la Campania, precisamente a Napoli, con il suo O’ Morticiello, un torrone al cioccolato servito a fette, chiamato così per l’associazione irriverente a una cassa da morto.

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