sabato, Aprile 26, 2025
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Smog e salute mentale: +13% di persone a rischio depressione e +9% a rischio ansia

Secondo uno studio riportato nelle scorse settimane dall’ANSA, l’esposizione cronica all’inquinamento da traffico veicolare aumenta il pericolo di sviluppare malattie mentali. E, inoltre, quando lo smog supera i livelli di guardia, possono peggiorare anche eventuali patologie psichiatriche preesistenti, aumentando il rischio depressione del 13%.

Ad affermare ciò sono gli esperti riunitisi in occasione del seminario internazionale RespiraMi: Recent Advances on Air Pollution and Health, organizzato a Milano il 17-18 giugno scorsi da Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e da Fondazione Internazionale Menarini.

Lo studio

Un primato italiano quello ricoperto da tale ricerca, effettuata su poco meno di 2milioni di persone seguite per 8 anni. Uno studio che, secondo gli specialisti coinvolti, quantifica l’impatto sulla salute mentale «dell’esposizione cronica al particolato fine e ultrafine e dell’inquinamento atmosferico».

Per ogni incremento di circa 1 microgrammo per metro cubo nella esposizione a particolato fine, il rischio di depressione aumenta del 13%, quello di disturbi d’ansia del 9% e quello di schizofrenia del 7%, soprattutto nella fascia di età fra 30 e 64 anni. Analogamente, esiste una correlazione fra la presenza di smog e l’incremento nelle prescrizioni di antipsicotici, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore che crescono fino al 4%.

Quando la qualità dell’aria urbana è più scarsa, inoltre, aumenta anche il rischio di un peggioramento delle malattie psichiatriche già esistenti. Un ulteriore studio condotto in Italia su pazienti con depressione bipolare dimostra, ad esempio, che nei giorni di particolato atmosferico elevato la probabilità di ricoveri per un episodio maniacale può quasi quadruplicare.

Questi nuovi preoccupanti dati sugli effetti nel lungo termine dell’inquinamento indicano che lo smog è «un concreto pericolo non solo per cuore e polmoni, ma anche per il cervello» osserva Sergio Harari, co-presidente del Seminario e Direttore Unità Operativa Pneumologia, Ospedale San Giuseppe MultiMedica di Milano e professore di Medicina Interna alla Statale. A suo dire, infatti, lo smog «può agire in maniera tossica sul funzionamento cerebrale, al punto da provocare anche patologie psichiatriche, probabilmente attraverso un incremento dell’infiammazione generale o per un’alterazione delle difese antiossidanti». Ed è ormai noto anche l’effetto dello smog sullo sviluppo cognitivo nei bambini.

Lo smog come il fumo: anche sotto i valori limite danneggia la salute

L’esposizione cronica all’inquinamento, anche a livelli inferiori delle soglie di legge sanciti dalla Ue, incrementa la probabilità di morte per cause naturali, cardiovascolari, infarti, ictus e la mortalità cardiopolmonare in generale. Questi i dati preliminari raccolti in Italia su poco più di 2milioni e mezzo di cittadini di Roma, Torino e Bologna.

Si confermano anche gli effetti negativi dell’esposizione allo smog durante la gravidanza: bassi ma costanti livelli di inquinamento comportano un aumento della probabilità di complicanze durante la gestazione e al momento del parto.

Non c’è dunque una “dose sicura” per lo smog. Quando l’aria è inquinata, la salute complessiva ne fa sempre le spese. Come non esiste un rischio zero con le sigarette, perché anche il fumo occasionale mette a rischio cuore e polmoni, così anche essere esposti a lungo a bassi livelli di inquinamento compromette la salute generale e accorcia la vita.

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