Sciopero nazionale della sanità contro la Legge di Bilancio
Dopo lo sciopero del 5 dicembre scorso, i medici decidono nuovamente di protestare con l’obiettivo di difendere la sanità pubblica universale e fermare il depredamento in corso nei confronti del Sistema Sanitario Nazionale.
Si tratta di una protesta di 24 ore, a partire dalla mezzanotte di lunedì 18 dicembre, mirata a ribadire il netto dissenso degli operatori sanitari nei confronti della legge di Bilancio proposta dal governo. I sindacati sostengono che questa manovra abbia superato la soglia di sopportazione, poiché le risorse destinate alla sanità pubblica sono in costante diminuzione, a differenza di quelle allocate alla sanità privata.
Le ragioni dello stop
“Indispensabile per dare un messaggio chiaro alla politica di governo: il Sistema sanitario nazionale ha bisogno di aiuto”. Così i sindacati in una nota: “La Legge di Bilancio non lo aiuta affatto – aggiungono – lo sciopero è l’estrema ratio a cui ricorrere per reclamare il diritto alla salute garantito da personale pubblico dato che il governo centrale scaccia dal pubblico impiego i professionisti di cui la sanità pubblica ha bisogno, nel silenzio assordante delle Regioni, che per mantenere i loro sistemi sanitari dovendo ricorrere a cooperative e gettonisti vari dovranno aprire voragini nei loro bilanci”.
La protesta, è indirizzata contro la “legge di Bilancio 2024” che – dicono i sindacati – “non sblocca il tetto alle assunzioni di nuovo personale”, non stabilizza i precari della Sanità, “non finanzia a sufficienza i prossimi rinnovi contrattuali”, “favorisce la fuga dal lavoro del pubblico impiego, in particolare dal Ssn”.
In particolare, lo sciopero è diretto contro la persistenza del limite alle nuove assunzioni, l’assenza di provvedimenti per garantire stabilità ai lavoratori precari, la carenza di finanziamenti per il Fondo Sanitario Nazionale, l’opposizione al prossimo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e la mancata valorizzazione delle caratteristiche peculiari del lavoro svolto dai professionisti.
Il conseguente sottoprezzo ha portato a un graduale peggioramento delle condizioni lavorative per i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale, rendendo sempre più difficile garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni economiche, un livello adeguato di assistenza. Secondo gli organizzatori, gli inevitabili disagi per la popolazione sono necessari per lanciare un segnale forte: il percorso attuale minaccia la capacità di preservare la dignità delle persone più vulnerabili e di affrontare il dramma della povertà sanitaria.
Le prestazioni a rischio
Lo sciopero prevede uno stop di tutti i servizi della sanità ospedaliera e territoriale indispensabili per le diagnosi e cure non urgenti, oltre che per la sicurezza e le forniture elementari, tra cui:
- Blocco delle prestazioni anestesiologiche, con paralisi delle sale operatorie, dei percorsi prechirurgici, degli ambulatori di terapia del dolore inclusa la partoanalgesia, e di tutte le consulenze differibili.
- Blocco delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, delle prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, dei servizi di igiene e sanità pubblica.
- Aumento dei tempi di attesa nei pronto soccorso per tutti i codici minori differibili.
“Gli interventi chirurgici ordinari che potrebbero saltare sono almeno 25mila, su scala nazionale – conferma il presidente di Aaroi-Emac -. Ciascun anestesista rianimatore assente per sciopero renderà inutile la presenza di almeno altri 7 o 8 lavoratori, amplificando a valanga gli effetti della nostra protesta”, conclude.


