In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che si celebra oggi, 21 settembre, la Società Italiana di Neurologia (SIN) fa il punto sulla situazione di questa patologia, evidenziando nuove ricerche e raccomandazioni.
Prevenire l’Alzheimer: un obiettivo possibile?
Negli ultimi anni, diversi studi hanno sottolineato come lo sviluppo della demenza, in particolare della Malattia di Alzheimer, non sia inevitabile. Intervenire sui fattori di rischio modificabili, già dall’infanzia e durante tutta la vita, può prevenire o ritardare quasi la metà dei casi di demenza. Questi fattori di rischio, se monitorati e gestiti con attenzione, possono fare la differenza nel lungo periodo.
Invecchiamento e demenza: un futuro da gestire
In Italia, sebbene le persone vivano più a lungo e si ammalino meno rispetto a 30 anni fa, il numero di persone affette da demenza è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. Tuttavia, è ancora possibile prevenire e gestire meglio la demenza contrastando i fattori di rischio, anche nelle persone con un elevato rischio genetico.
Nuovi fattori di rischio per la demenza
Recenti studi hanno identificato due nuovi fattori di rischio per la demenza: elevati livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL), comunemente noto come colesterolo “cattivo”, durante la mezza età, e la perdita della vista non trattata in età avanzata. Questi nuovi fattori si aggiungono a quelli già individuati dalla Lancet Commission nel 2020, che includono bassi livelli di istruzione, problemi di udito, ipertensione, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, consumo eccessivo di alcol, traumi cranici, inquinamento atmosferico e isolamento sociale. Questi fattori di rischio sono collegati a circa il 40% dei casi di demenza.
Oltre ai fattori già noti, sono emerse altre possibili cause legate alla demenza, come la contaminazione degli alimenti, le alterazioni del microbiota intestinale e orale, i disturbi del sonno, le infezioni da HSV e l’immunosenescenza (l’invecchiamento del sistema immunitario). Questi aspetti rappresentano nuove sfide per la prevenzione della demenza.
La SIN e l’impegno nella prevenzione delle demenze
La Società Italiana di Neurologia (SIN) chiede ai governi e alla società di impegnarsi nell’affrontare i rischi legati alla demenza. Promuovere la prevenzione primaria e secondaria rappresenta la chiave per contrastare questa malattia, riducendo i rischi e migliorando il supporto socio-sanitario per i malati e i loro familiari.
Demenza in aumento: proiezioni preoccupanti per il futuro
L’invecchiamento della popolazione italiana comporterà un aumento significativo del numero di persone affette da demenza, che si prevede triplicherà entro il 2050, passando da 1,2 milioni nel 2019 a oltre 3 milioni. Questo aumento comporterà anche un incremento dei costi diretti e indiretti, che saliranno da 23 miliardi di euro a oltre 60 miliardi di euro. Anche nei paesi a basso reddito si osserverà un aumento della demenza dovuto all’aumento dell’aspettativa di vita.
Nonostante le proiezioni preoccupanti, in alcune aree del Paese, in particolare quelle socio-economicamente avvantaggiate, si è registrata una diminuzione dei casi di demenza tra gli anziani. Questo calo potrebbe essere attribuito alla resilienza cognitiva e fisica, così come ai miglioramenti nell’assistenza sanitaria e nello stile di vita, dimostrando l’importanza della prevenzione.
“Per ridurre il rischio di Alzheimer può e deve essere fatto molto di più” – afferma Alessandro Padovani, Presidente della SIN. Egli sottolinea come una maggiore esposizione ai fattori di rischio abbia un effetto significativo, in particolare sulle persone vulnerabili. Pertanto, è essenziale concentrare gli sforzi preventivi verso chi ne ha più bisogno, comprese le persone che vivono in aree a basso reddito o in situazioni socio-economiche difficili.
Raccomandazioni della SIN per ridurre il rischio di demenza
Per ridurre il rischio di demenza nel corso della vita, la SIN delinea diverse raccomandazioni tra cui:
- offrire un’istruzione scolastica di buona qualità incentivando gli studi superiori;
- promuovere un’istruzione permanente nelle diverse fasi della vita sostenendo le Università della terza età e le attività associative volontarie;
- promuovere l’uso del casco e protezioni per la testa nell’uso di monopattini e biciclette, nei luoghi di lavoro a rischio e nelle attività sportive di contatto;
- ridurre l’esposizione all’inquinamento ambientale e alimentare attraverso rigorose politiche per un ambiente pulito e sano;
- ampliare le misure volte a ridurre il fumo di sigaretta, come il controllo dei prezzi, l’innalzamento dell’età minima per l’acquisto e il divieto di fumo nei luoghi comuni anche all’esterno;
- ridurre il consumo di alcol e ampliare le misure volte a ridurre l’eccessivo consumo di superalcolici nei luoghi di ritrovo;
- promozione di una lotta all’isolamento e alla solitudine a tutte le età favorendo la realizzazione di ambienti comunitari e alloggi di supporto per contrastare il disagio sociale;
- promuovere una attiva campagna di prevenzione dei disturbi della vista e dell’udito nella logica dell’approccio One Health, favorendo screening oftalmologici e audiologici dell’età di 65 anni;
- promozione della salute dentaria rendendo accessibili a tutti gli screening odontoiatrici mediante il coinvolgimento degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri;
- monitorare i livelli di trigliceridi e colesterolo unitamente alla glicemia e al colesterolo LDL, a partire dai 35 anni promuovendo una campagna di prevenzione ai disturbi alimentari;
- monitorare i livelli di pressione arteriosa periodicamente a partire dai 35 anni riducendo l’uso di sale negli alimenti;
- prevenire e trattare i disturbi del sonno mediante un’educazione all’igiene del sonno;
- individuare precocemente i disturbi del tono dell’umore anche mediante il coinvolgimento dell’Ordine degli Psicologi favorendo una tempestiva presa in carico da parte della Psichiatria nei centri di cura;
- promuovere nelle scuole e nei luoghi di lavoro una attiva campagna di informazione a favore di un’alimentazione sana e di una attività fisica costante anche nelle età avanzate.
Prevenzione della demenza: un approccio completo
Promuovere la salute dentaria, monitorare trigliceridi, colesterolo e pressione arteriosa, prevenire i disturbi del sonno e trattare precocemente i disturbi dell’umore sono ulteriori azioni raccomandate dalla SIN. Queste misure, insieme a una corretta alimentazione e a un’attività fisica regolare, possono contribuire a ridurre il rischio di demenza.
Benefici della prevenzione: una vita più lunga e in salute
Ridurre i rischi di demenza non solo allunga la vita in buona salute, ma riduce anche il tempo che le persone trascorrono in cattiva salute. Questo sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce e di interventi di prevenzione secondaria.
“Uno stile di vita sano – prosegue Alessandro Padovani – che includa esercizio fisico regolare, astensione dal fumo, un sonno adeguato, stimoli cognitivi e una dieta equilibrata, non solo può ridurre il rischio di demenza, ma anche rallentarne il decorso”. Questo approccio ha importanti implicazioni sia per la qualità della vita delle persone che per il risparmio dei costi per la società.
Un’efficace prevenzione potrebbe portare l’Italia a risparmiare circa 10 miliardi di euro nei prossimi 20 anni, risorse che potrebbero essere destinate a sostenere i malati di demenza e i loro familiari.
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