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L’ex allenatore Giovanni Galeone se n’è andato a 84 anni, all’ospedale di Udine dove era ricoverato da tempo. Non ha mai vinto scudetti o coppe, ma ha lasciato un’eredità ben più preziosa: quella di chi ha insegnato che inseguire un’idea, anche nel calcio è un atto di bellezza. Elegante, ironico, sempre con una sigarette in mano e i capelli ribelli, come il suo modo di intendere il calcio.
La partita che lo rese famoso
Era il 19 febbraio 1989 quando il suo Pescara stupì l’Italia: all’Olimpico, sotto il sole romano, gli abruzzesi travolsero la Roma di Liedholm per 3-1. Galeone uscì tra gli applausi dei 41mila spettatori presenti, un trionfo da ricordare per i biancazzurri. Quella vittoria restò nella storia, simbolo del suo calcio coraggioso e visionario.
Allenatore nato “per vocazione” nel 1976, dopo una lunga carriera da centrocampista in squadre come Monza, Arezzo, Avellino, Entella e Udinese, Galeone scelse due maestri a cui ispirarsi: Nils Liedholm e Johan Crujiff. Da loro ereditò l’idea di un gioco tecnico, offensivo, fondato sul possesso palla e sul 4-3-3. Il suo Pescara, promosso in Serie A nel 1987 dopo un ripescaggio, incantò per il coraggio e per la qualità, pur retrocedendo l’anno successivo.
La carriera dell’allenatore
La carriera di Galeone fu un’altalena di successi e amarezze: altre tre promozioni (ancora Pescara, Udinese e Perugia), vari esoneri e una squalifica nel 1993 legata alla vicenda della “maga” genovese. Nel 1997 arrivò anche la chiamata del Napoli, ma l’avventura durò solo tre mesi, prima di una retrocessione che chiuse il suo capitolo con i grandi club.
Sono diversi i giocatori che, a partire dai suoi insegnamenti, sono poi diventati dei grandi allenatori. Primo fra tutti Massimiliano Allegri, ma anche Gianpiero Gasperini e Marco Giampaolo, che hanno cercato di riproporre con le proprie suqadre le idee di gioco di Galeone. Negli ultimi anni, in estate, l’allenatore campano si ritrovava spesso con loro e con amici come il giornalista Pierpaolo Marchetti, tra lunghe cene e chiacchierate infinite sul calcio e sulla vita.
Fuori dal campo
Ma Galeone non è stato solo un allenatore: era un uomo di cultura, curioso, appassionato di libri, musica e filosofia. Cresciuto a Trieste in una famiglia benestante, il padre ingegnere e la madre amante della lettura, si formò tra i romanzi francesi, la poesia e il pianoforte. Amava Pasolini, Brecht, Sartre e i croati che giocavano “come brasiliani d’Europa”. Da ragazzo li ammirava per la loro fantasia, quella stessa fantasia che cercò sempre di portare nel suo calcio.


