Il Dott. Corrado Campisi, co-Direttore di Campisi Clinic, struttura genovese di eccellenza a livello nazionale ed internazionale e specialista in Chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, spiega quali sono e come si strutturano i principali trattamenti e terapie medici e chirurgici del linfedema.
La diagnosi
«Una volta che il paziente riceve la diagnosi di una problematica di tipo linfatico», spiega lo specialista. «La prima cosa da fare è eseguire gli esami strumentali del caso, grazie ai quali è possibile confermare il quadro clinico e, quindi, la patologia. A questo punto è possibile intraprendere una terapia ad hoc, partendo sempre da quella di tipo non chirurgico».
La terapia non chirurgica
«I protocolli di trattamento fisici di tipo riabilitativo sono caratterizzati da terapie decongestive (o decongestionante) e hanno l’obiettivo di valutare la reversibilità del problema linfatico», sottolinea il Dott. Campisi. Per queste ragioni, le terapie possono coinvolgere sia gli arti superiori che quelli inferiori.
Tali terapie solitamente vengono fornite al paziente per un periodo continuativo, sebbene preferibilmente non superiore a 3 o 6 mesi. Si tratta, infatti, di una patologia potenzialmente cronica debilitante. «Trascorso tale periodo, si valuta il grado di miglioramento e, qualora l’edema linfatico tenda a recidivare, si prende in considerazione il percorso chirurgico».
Le tecniche chirurgiche
Le tecniche chirurgiche utilizzate per il trattamento del linfedema sono diverse. Queste possono essere distinte in trattamenti di tipo ricostruttivo o di tipo demolitivo.
«Tra le tecniche ricostruttive rientrano la microchirurgia e la ricostruzione del sistema linfatico attraverso una chirurgia mininvasiva, messa in atto con l’ausilio il microscopio operatorio», precisa lo specialista. «Le tecniche demolitive o di debulking, invece, risultano più invasive. Esse, di fatto, sono quelle caratterizzate dalla messa in atto di un processo di liposuzione, che può essere utilizzata anche nei casi avanzati di questa patologia, dopo l’intervento ricostruttivo, per garantire al paziente una riduzione volumetrica significativa».
Riassumendo, possiamo dire che esistono terapie di tipo non chirurgico messe in atto soprattutto all’inizio della patologia e poi nel corso del tempo. Accanto ad esse, poi, possiamo annoverare anche soluzioni di tipo chirurgico, che vengono valutate singolarmente caso per caso.