sabato, Febbraio 15, 2025
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L’SOS di Coldiretti: dopo la carne e il pesce, ecco il latte artificiale

Coldiretti chiede aiuto: No al latte in provetta

Dopo la carne e il pesce in provetta, largo spazio al latte sintetico. Israele si appresta a diventare uno dei primi Paesi al mondo a vendere veri e propri prodotti lattiero caseari che non comprendono la presenza di mucche. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti e Filiera Italia contro l’assalto del cibo sintetico alle tavole mondiali e a comparti strategici del vero Made in Italy agroalimentare, dalla carne ai salumi, dal latte ai formaggi, in occasione del convegno su “I rischi del cibo sintetico” nell’ambito della più importante fiera dell’agroalimentare tenutasi a Milano.  Un pericolo per la sopravvivenza della fattoria italiana che vale oggi 55 miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello della nostra tavola, ma anche una novità che viene nettamente bocciata dagli stessi, con il 72% dei cittadini che non mangerebbe la carne sintetica ottenuta in laboratorio e solo il 18% la proverebbe mentre il 10% non sa, secondo l’indagine Tecnè. Il ministero della Sanità di Israele ha infatti concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca, usando quindi il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio, o “a base cellulare” come suggerito da Fao e Oms, spiegano da Coldiretti.

Il paradosso di Assolatte

Siamo al paradosso: da un lato ci viene chiesto di investire per rendere le nostre produzioni lattiero casearie ancor più attente all’ambiente, dall’altro investitori senza scrupoli, col pretesto della tutela dell’ambiente cercano di promuovere un prodotto che tutto è fuorché naturale, ed è quindi nemico dell’ambiente” ha commentato Paolo Zanetti, presidente di Assolatte. “Vogliono appropriarsi dei valori del latte, della sua naturalità e della sua purezza. Dobbiamo arrestare questa corsa senza senso, fermare i cibi Frankenstein e salvaguardare il latte che, lo diciamo da sempre, è un vero patrimonio mondiale dell’umanità” conclude.

Lo sconcerto di Assocarni

La filiera del bovino in Italia rappresenta più del 4,5% del comparto della produzione agroalimentare, con circa 9,3 miliardi di euro di fatturato, 350.000 addetti e oltre 131.000 aziende agricole. I bovini per loro natura sono contributori netti alla sicurezza alimentare, perché si alimentano per il 90% di erba e cellulosa non consumabili dall’uomo, fornendo proteine ad alto valore nutrizionale” dichiara Serafino Cremonini, presidente di Assocarni. “Inoltre, l’allevamento bovino, da sempre strettamente legato alla terra e alla sua produzione agricola, rappresenta un presidio importante per salvaguardia del territorio e per l’ambiente. Non è un caso che, con il crollo degli allevamenti passati da 1,5 milioni di fattorie nel 1961 alle attuali 131mila, il nostro territorio abbia subito il dissesto idrogeologico che è sotto gli occhi di tutti. L’abbandono delle produzioni tradizionali a favore del cibo da laboratorio, oltre a non fornire gli stessi nutrienti della carne naturale, inciderà negativamente sugli ecosistemi ambientali. Pertanto, riteniamo che il governo italiano, in base ai più elementari principi di precauzione, abbia fatto una scelta importante nel bloccare la produzione nel nostro Paese“.

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