sabato, Febbraio 15, 2025
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Soli per scelta o per difficoltà? Il valore delle relazioni sociali

Il mito dell’individualismo

Viviamo in un momento storico e sociale in cui viene spesso esaltato il mito dell’individualismo, dell’affermazione del proprio ego.
Ciò può provocare un duplice rischio: la sottovalutazione dell’importanza delle relazioni e il perseguimento di ideali utopici e supereroici.
La centralità del virtuale e del digitale inoltre, possono amplificare le difficoltà relazionali, proponendo una facilità di “iper-connessione” e una disabitudine all’incontro reale.
In questo breve articolo divulgativo forniremo degli input di riflessione che possano facilitare la consapevolezza di sé nelle relazioni interpersonali.

Percezione di sé e fiducia

Il modo di entrare in relazione con gli altri dipende da molteplici variabili, tra cui la personalità, le esperienze pregresse, il grado di maturità emotivo. In particolare, sono centrali due aspetti: la percezione di sé e la fiducia verso gli altri e l’esterno.
La percezione di sé si struttura a partire dall’infanzia. Ognuno di noi sviluppa delle teorie su se stesso e sul mondo che interiorizzerà e di cui ricercherà conferma.
Facciamo un esempio: un bambino che si è sentito costantemente svalutato con molta probabilità potrà maturare una percezione di sé auto-svalutante e in età adulta potrà sperimentare il vissuto di non sentirsi mai abbastanza, bello, bravo, capace, ecc.
Ciò influenzerà il suo modo di entrare in relazione con gli altri, ad esempio scegliendo inconsciamente persone che gli confermeranno un’immagine svalutante. Parallelamente, sin dall’infanzia si costruisce una fiducia in sé stessi e verso l’esterno.
Se per esempio si è scresciuti in una famiglia in cui l’esterno viene considerato una minaccia, con il mantra di “non fidarsi degli altri” si potrà riproporre in età adulta una scarsa fiducia verso i legami non familiari, che siano di coppia o amicali.
Inconsciamente, si andrà alla ricerca della conferma della propria teoria, ad esempio adottando comportamenti che potranno condurre ad essere delusi, rinforzando la convinzione che non ci si può fidare di nessuno.
Rendere coscienti le teorie su di sé e sul mondo precocemente interiorizzate è fondamentale per assumere comportamenti più consapevoli e sintonici.

L’amore per sé stessi e i bisogni affettivi

L’uomo sin dalla sua nascita è un essere relazionale. Si nasce e si cresce nelle relazioni, a partire dal concepimento.
Amare sé stessi e saper stare da soli sono due presupposti fondamentale per costruire relazioni sufficientemente sane, nonché premesse per riconoscere i propri bisogni affettivi.
Per molte persone stare in relazione con l’altro significa annullarsi pur di farsi accettare.
È chiaro che, la radice di questa dinamica risiede nell’infanzia e nelle esperienze precoci che chiedono di essere riconosciute ed elaborate.
Se la relazione con gli altri viene inconsciamente percepita come una minaccia alla propria soggettività si crea inevitabilmente un conflitto interno di difficile risoluzione: da una parte si desidera la vicinanza, dall’altra si teme.
Una relazione sufficientemente sana prevede la co-esistenza di soggettività diverse, un terreno di reciprocità, la presenza di confini chiari tra sé e l’altro che non sfociano né in intrusività né in eccessiva distanza.
Stare in relazione richiede impegno, mediazione e flessibilità. Saper stare da soli significa non instaurare relazioni di dipendenza patologica e poter godere della compagnia di sé stessi ma non rinunciare ai propri bisogni affettivi.
La presenza di relazioni interpersonali continuative e durature è un’espressione importante di un sano equilibrio psicologico.
Quando una persona non riesce ad instaurare relazioni intime e si trincera dietro la razionalizzazione che preferisce stare in solitudine, attribuendo la responsabilità sempre all’esterno è importante avviare una riflessione e una messa in discussione personale che possa accompagnare verso una maggiore consapevolezza.
L’illusione di bastare a sé stessi oscura il sano bisogno dell’altro che è importante recuperare, riconoscere e nutrire.

“Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli (T. Cantelmi)”

Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta

 

Dott.ssa Giulia Gregorini

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