sabato, Febbraio 15, 2025
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Diventare genitori? Paure, desideri e condizionamenti

Le recenti statistiche suggeriscono che il tasso di natalità in Italia è sempre più basso.
Ci sono poche nascite e molte famiglie si fermano ad un figlio.
In queste righe proporremo degli input di riflessione sui principali aspetti psicologici ed emotivi che influiscono sulla scelta di fare, o non fare, un figlio.

Da scelta obbligata a rinuncia?

Non si può compiere un viaggio nella genitorialità senza considerare le nuove forme di famiglia e l’odierna società.
In passato era predominante il modello della famiglia tradizionale, strutturato su ruoli chiari e distinti. L’uomo lavorava e la donna tendenzialmente si occupava della cura dei figli e della casa.
All’epoca la scelta di avere dei figli corrispondeva ad una “tappa obbligatoria”, su cui spesso non c’era margine di riflessione.
Oggi, non esiste un modello di essere e fare famiglia, bensì una moltitudine di configurazioni familiari. La coppia non è più strutturata su ruoli e funzioni distinte. Generalmente, si lavora in due e da un modello di coppia “complementare” si è passati ad un modello di coppia “simmetrica”.
Ciò non significa decretare un meglio e un peggio, ma fare luce su trasformazioni condizionano profondamente sulla concezione della genitorialità.
I tempi odierni sono segnati e provati da un senso di precarietà lavorativa, economica ed affettiva che coinvolge globalmente i giovani adulti.
E’ fisiologico e comprensibile che una coppia si preoccupi degli aspetti concreti e del raggiungimento di un’autonomia, ma se ciò sfocia nella ricerca di una condizione ideale utopica può innescarsi una dinamica disfunzionale.
E’ essenziale riconoscere ed ascoltare i propri bisogni affettivi che rischiano di eclissarsi nella frenesia di superare obiettivi incessanti e performanti.

Il figlio ideale

La scelta di fare un figlio oggi viene spesso considerata la ciliegina sulla torta della propria escalation di realizzazione personale. Un figlio può essere percepito come ostacolo al proprio successo. Ciò è rinforzato da realtà lavorative che non supportano adeguatamente i dipendenti genitori.
Inconsciamente si possono proiettare sul futuro figlio caratteristiche idealizzate, facendo fatica a fare spazio alla sua soggettività. Si tratta di passare dal bambino ideale al bambino reale.
La scelta di fare un figlio non equivale inoltre alla possibilità di averlo. Possono subentrare impedimenti di diversa natura, imprevisti, che sfuggono al proprio controllo. E’ fondamentale che non si polarizzi solo su un figlio la propria felicità e soddisfazione. E’ importante che il ruolo genitoriale, fantasticato o vissuto, non diventi totalizzante. Una madre e un padre sono in primis delle persone. Non annullarsi nel ruolo genitoriale sarà tutelante anche per il figlio, che compirà con meno difficoltà i suoi passaggi di autonomia e separazione.
La scelta di fare un figlio oltre ad essere pensata è fondamentale che sia sentita e condivisa all’interno della coppia.
I condizionamenti mediatici a cui tutti siamo esposti rischiano di trasmettere ideali performanti ed iper efficienti che trascurano la fondamentale umanizzazione dei genitori, come dei figli.
Abbandonare la pretesa di essere Supereroi e riscoprire il diritto di essere Persone permette di coltivare un dialogo profondo con sé stessi libero e autentico, contattando le ambivalenze che ogni scelta importante può comportare.

Una scelta consapevole

I tempi sono cambiati ma ciò che non sembra essere mutato è lo sguardo sociale severo verso le coppie, ed in particolare le donne, che non hanno figli.
Molti giovani che hanno superato i 30 anni di età si confrontano non solo con il ticchettio dell’orologio biologico ma anche con un pressing costante, parenti, amici, colleghi, conoscenti che rivolgono la fatidica domanda: “quando fate un figlio?”.
La genitorialità è una dimensione privata, complessa ed intima.
L’arrivo di un figlio è uno stravolgimento degli equilibri personali, di coppia e familiari. Talvolta, inconsapevolmente, si decide di avere un figlio per occupare il “nido vuoto” della coppia dei propri genitori prossimi alla pensione, delegando ai futuri nonni le principali funzioni di cura e accudimento del bambino. In tal caso si evidenzia una dinamica di dipendenza non risolta dei figli dalle famiglie d’origine. E’ invece fondamentale che in una famiglia ci siano ruoli e confini chiari.
La coppia dovrà costruire un confine protettivo, che contrasti le eventuali ingerenze esterne. Ciò non riguarda solo il tema della genitorialità ma l’equilibrio complessivo.
E’ inoltre essenziale che i due partner si sentano liberi di poter condividere i propri pensieri e sentimenti piuttosto che compiere una scelta per compiacere l’altro partner, mossi dal timore di perderlo.
E’ auspicabile che un figlio non sia né una scelta obbligata né una rinuncia.
Occorre alleggerire il peso delle aspettative esterne, legittimare il proprio desiderio, distinguere ciò che dipende da sé da ciò che appartiene all’esterno (famiglia, società ecc.), accogliere le proprie fragilità e perseguire la possibilità di fare una scelta personale, libera e consapevole.

 

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A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini

Psicologa – Psicoterapeuta

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