Il riscaldamento globale fa davvero paura
Quanto sta accadendo in Italia e in particolare in Emilia Romagna in questi giorni aumenta ancora una volta la sensazione che così non si può andare avanti. La temperatura media globale è destinata a crescere sempre di più nel corso dei prossimi anni. C’è un’elevata probabilità che le temperature globali supereranno di 1,5 gradi i livelli pre-industriali per almeno un anno tra il 2023 e il 2027. E’ quasi certo che questo quinquennio sarà tra i più caldi mai registrati, per l’effetto combinato del riscaldamento globale di origine antropica e dell’instaurarsi di El Niño, un fenomeno climatico periodico. Lo afferma l’Organizzazione meteorologica mondiale in un nuovo rapporto sul clima. Se nello scorso biennio (2022-2026) le probabilità erano del 50%, i nuovi dati indicano sempre di più l’avvicinarsi la soglia oltre la quale potrebbero esserci conseguenze disastrose a catena per il pianeta. L’ambizioso obiettivo di contenere l’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi fissato dall’Accordo di Parigi sarebbe quindi destinato a crollare, sebbene gli scienziati sottolineino che il superamento, benché preoccupante, sarà probabilmente temporaneo.
L’impatto di El Nino
Tra le cause principali vi sono i gas serra ed El Nino, fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico. “Si prevede che nei prossimi mesi si instaurerà El Niño e questo si combinerà con il cambiamento climatico indotto dall’uomo, spingendo le temperature globali in un territorio inesplorato. Ciò avrà ripercussioni di vasta portata per la salute, la sicurezza alimentare, la gestione dell’acqua e l’ambiente. Dobbiamo essere preparati” ha commentato Petteri Taalas, segretario generale della Wmo.
Gli effetti immediati
Continuerà l’aumento del riscaldamento già osservato nell’Artico, dove la temperatura dovrebbe aumentare tre volte più velocemente rispetto alla media del periodo 1991-2000. I modelli di precipitazione previsti per la media da maggio a settembre 2023-2027, rispetto alla media 1991-2020, suggeriscono un aumento delle precipitazioni nel Sahel, nell’Europa settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale e una riduzione delle precipitazioni sull’Amazzonia e su parti dell’Australia. In riferimento al riscaldamento artico “sproporzionatamente alto”, i ricercatori prevedono che, rispetto alla media 1991-2020, l’anomalia della temperatura sarà più di tre volte più grande di quella registrata dalla media globale, se calcolata rispetto ai prossimi cinque inverni dell’emisfero settentrionale.