giovedì, Marzo 20, 2025
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Verona, diventa mamma dopo tumore grazie al reimpianto del tessuto ovarico crioconservato

La bambina è nata a febbraio e sta bene. Il parto è stata la conclusione felice della storia personale di una mamma veronese che, in età adolescenziale, si è ammalata di Sarcoma di Ewing e per effetto delle chemioterapie avrebbe irrimediabilmente perso la capacità riproduttiva.

Invece, dopo 15 anni, quella donna ha avuto il reimpianto del tessuto ovarico che le era stato prelevato prima delle terapie e crioconservato. Oggi, la piccola Marta (nome di fantasia) è la prima bambina a Verona nata con una gravidanza ottenuta attraverso il reimpianto del tessuto ovarico.

La storia

La piccola Marta è venuta alla luce con parto spontaneo. La mamma, 36 anni, aveva scoperto a 21 anni di essere ammalata per cui avrebbe dovuto eseguire terapie gonadotossiche. All’epoca, 15 anni fa, la paziente si era rivolta agli specialisti del Policlinico Sant’Orsola di Bologna che l’hanno incoraggiata a intraprendere il percorso di preservazione della fertilità, con l’asportazione del tessuto ovarico per congelarlo e conservarlo in azoto liquido. Dopo 15 anni, quando ormai era considerata una ex paziente oncologica, la signora si è rivolta al Centro di PMA dell’AOUI di Verona per essere presa in carico con la fecondazione in vitro e essere seguita nella stimolazione del tessuto ovarico reimpiantato.

La Procreazione medicalmente assistita

Il lieto fine della storia è stata una vicenda clinica che ha coinvolto molti professionisti Aoui. Nella fase recente, quella della gestazione, sono stati i ginecologi del Centro aziendale di PMA, dove è attivo il Servizio di Oncofertilità per la presa in carico da parte di medici oncologi e medici della riproduzione delle donne con diagnosi oncologiche in età riproduttiva. Nel caso della neomamma, la stimolazione del tessuto ovarico reimpiantato ha portato allo sviluppo di un solo follicolo che è stato recuperato e inseminato, ottenendo un embrione. La fecondazione assistita in vitro è stata eseguita con tecnica ICSI. Da questo processo in poi tutto è andato bene: test di gravidanza positivo, decorso regolare, parto spontaneo e la nascita di una bimba sana. Solitamente, per arrivare all’esito positivo sono necessari 10/15 ovociti, per questa mamma veronese ne è bastato solo uno. Al mondo, finora, sono state registrate più di 130 nascite avvenute grazie a questa procedura. Un risultato che incoraggia le donne che si ammalano di cancro in età fertile a non rinunciare al sogno della maternità, dopo la guarigione. Le probabilità di concludere con successo una gravidanza dopo il reimpianto di tessuto ovarico crioconservato arrivano al 40%.

La tecnica più utilizzata per la preservazione della fertilità dopo le terapie oncologiche è la crioconservazione degli ovociti. Ma in questo caso è stato necessario ricorrere al trapianto di tessuto ovarico perché per la paziente non sarebbe stato possibile sottoporsi a stimolazione ovarica.

Tecniche di preservazione della fertilità

Si stima che una donna su 49 svilupperà un cancro tra la nascita e i 39 anni per questo la preservazione della fertilità è un fattore importante. In Aoui questo viene garantito da tempo con la crioconservazione degli ovociti prelevati nel caso di ragazze mestruate che possono fare la stimolazione ovarica (dal 2014 ad oggi già fatte 121 crioconservazioni per patologie tumorali). Da un anno, con l’arrivo del prof Stefano Uccella, è stata avviata anche la tecnica più innovativa del prelievo del tessuto ovarico e il successivo reimpianto per le bambine prepubere o per le ragazze che devono avere cure oncologiche rapidamente e non possono aspettare i tempi della stimolazione ovarica. Finora sono stati fatti 4 interventi di prelievo, due per patologie oncoematologiche in bambine prepubere e due per altre neoplasie. Gli interventi vengono fatti in mini-laparoscopia, non invasivi, che richiedono pochi giorni di degenza e che permettono di riprendere velocemente le altre terapie. Si tratta di un intervento complesso con strumentazione molto piccola (calibro 3,7 mm/ 4 mm) per non compromettere l’intero organo. Ai genitori delle piccole pazienti seguite in Oncoematologia pediatrica, diretta dal dott. Simone Cesaro, viene proposta dall’équipe la possibilità di preservare la fertilità della figlia.

Crioconservazione

Dopo il prelievo in sala operatoria di un frammento di corticale ovarica (la parte più superficiale più esterna dell’ovaio), in laboratorio si effettua la lavorazione del tessuto nel ghiaccio. Viene separata la parte midollare dell’ovaio e si fa la dissezione lasciando solo la parte corticale dove ci sono i follicoli primordiali. Il tessuto viene poi tagliato in piccoli frammenti millimetrici, piccolini e sottili in modo che possano essere facilmente penetranti dai crioprotettori. I follicoli primordiali sono più resistenti rispetto agli ovociti e vengono congelati all’interno di uno strumento con una curva di congelamento programmata. Questa la metodica è più standardizzata e provata in letteratura per il congelamento.

Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona

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