mercoledì, Marzo 19, 2025
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Dito a scatto: cause e sintomi – Intervista al Dott. Antonio Merello, chirurgo della mano

Dito a scatto, l’intervista al Dott. Merello

Cause e sintomi del dito a scatto

Il “dito a scatto”, noto anche come tenosinovite stenosante, è una condizione che colpisce i tendini delle dita e può causare dolore e difficoltà nel movimento. Questa patologia è causata dalla infiammazione dei tendini flessori delle dita che scorrono all’interno di guaine. L’aumento di dimensione di questi tendini e quindi la difficoltà di scorrimento (con il prolungarsi della patologie anche le guaine tendono ad ispessirsi ed a restringersi) determina il quadro clinico (dolore ed inceppo funzionale).
Capiamo insieme al Dott. Antonio Gian Maria Merello, chirurgo della mano, quali sono le cause e i sintomi di questa patologia.

“Il principale sintomo che caratterizza il dito a scatto è una sensazione di dolore puntorio nel palmo della mano, accompagnato da un impaccio funzionale nel piegare le dita, quindi si ha proprio difficoltà nel piegare le dita e questo succede nelle forme iniziali. Quando si conclama nella sia manifestazione classica dell’inceppo funzionale dello scatto noi abbiamo proprio una sensazione di dito che non riesce più ad estendersi proprio perché il tendine resta bloccato all’interno del suo canale fibroso, per cui abbiamo proprio un dito che tante volte resta bloccato in flessione.
Nei gradi estremi addirittura il paziente deve allungare il dito stesso con la mano controlaterale e il tutto è accompagnato da dolore perché in realtà poi questa è una tendinite da sfregamento.

Per quanto riguarda i possibili trattamenti, “come tutte le patologie infiammatorie – spiega il Dott. Merello – viene trattato in prima istanza con della terapia medica, che può consistere in un semplice antinfiammatorio. Nelle situazioni più avanzate, alla terapia antinfiammatoria si possono associare delle terapie locali, come la laserterapia o la tecarterapia”.
“Quando la terapia conservativa non dà risultati o sono troppo limitati – prosegue lo specialista – si passa ad una terapia chirurgica”.

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