lunedì, Marzo 17, 2025
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Quale organo invecchia prima? Un test del sangue potrà scoprirlo

La ricerca condotta dall’Università di Stanford

Quasi 1 adulto su 5 sopra i cinquant’anni, apparentemente in buona salute, presenta un organo che invecchia a un ritmo più accelerato rispetto agli altri, aumentando così il rischio di gravi malattie. La buona notizia è che un semplice esame del sangue potrebbe rivelare in anticipo quale organo è coinvolto, consentendo un intervento medico mirato.
La scoperta arriva da uno studio condotto dall’Università di Stanford e pubblicato sulla rivista Nature. I ricercatori hanno identificato un’età biologica per ognuno degli undici organi principali, dal cuore al sistema immunitario.

Lo studio

Nell’ambito dello studio, i partecipanti, oltre 5.600 persone di età superiore ai 50 anni, sono stati sottoposti a un’esame del sangue che ha valutato i livelli di migliaia di proteine. Utilizzando tecnologie commercialmente disponibili e un algoritmo appositamente progettato, gli autori dello studio hanno identificato circa 850 proteine correlate in modo affidabile allo stato di salute degli organi. La differenza stimata tra l’età effettiva degli organi e quella indicata dai marcatori biologici è stata calcolata per ciascun organo.

I risultati

I risultati mostrano che, ad eccezione dell’intestino, una maggiore differenza tra l’età reale e quella indicata dai marcatori biologici è associata a un aumento del rischio di mortalità futura, con percentuali comprese tra il 15% e il 50%, a seconda dell’organo coinvolto. Ad esempio, un cuore che invecchia più rapidamente aumenta il rischio di fibrillazione atriale e infarto, mentre un invecchiamento accelerato dei reni è associato a un rischio maggiore di ipertensione e diabete. L’Alzheimer, inoltre, è collegato non solo all’età del cervello ma anche a quella del sistema vascolare.

L’importanza sulla prevenzione

La ricercatrice Maria Luisa Malosio, dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche, ha sottolineato all’ANSA l’importanza di ragionare in termini di prevenzione. “In Italia facciamo ancora fatica a ragionare in termini di prevenzione, ma è una cosa di cui abbiamo assolutamente bisogno: l’aspettativa di vita aumenta sempre più, ma noi dobbiamo cercare di far aumentare quella in buona salute. Questo lavoro va proprio in quella direzione. Ad esempio sarebbe interessante analizzare sotto questo aspetto le popolazioni di centenari che abbiamo nel nostro Paese, per capire le differenze rispetto ad altre popolazioni”, ha spiegato la ricercatrice.

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