mercoledì, Marzo 19, 2025
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Sanità: sempre più persone si curano al Nord, spese oltre 3 miliardi di euro

La mobilità sanitaria, che coinvolge pazienti che vanno dal Sud verso il Nord, comporta costi diretti ed indiretti molto importanti, in cui sono stimati oltre 3 miliardi di euro all’anno. Questo fenomeno si basa su disuguaglianze consolidate nel sistema sanitario nazionale, con differenze soprattutto nella qualità delle cure e nella disponibilità di servizi.

Le origini di questo fenomeno che colpisce la sanità

Tra le regioni che si posizionano come poli di eccellenza, vi sono quelle del settentrione come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, nei quali i pazienti di tutto il Paese si recano per ricevere cure; tutto merito a strutture ben attrezzate, tempi d’attesa ridotti e personale altamente specializzato.

Contrariamente, regioni meridionali come Calabria e Campania, soffrono di mancanze strutturali, carenze organizzative e percezioni negative sulla qualità dei servizi. Purtroppo queste disuguaglianze spingono molti pazienti del Sud, circa il 20%, con patologie gravi come i tumori, a curarsi presso gli ospedali del Nord.

Quali sono le conseguenze economiche per la sanità italiana?

La sanità italiana è colpita fortemente con conseguenze economiche, dovute a questa migrazione sanitaria. Il meccanismo di compensazione regola il trasferimento dei fondi sanitari tra regioni, ma quelle meridionali si trovano spesso a perdere risorse senza riuscire a migliorarne l’allocazione. Questo comporta ad un pozzo senza fine, infatti, avere meno fondi significa meno investimenti in infrastrutture e personale, e di conseguenza una qualità sanitaria inferiore.

Cosa potrebbe essere migliorato?

È necessario attuare una misura che preveda l’elaborazione, da parte del Ministero, di un modello di accordo entro febbraio 2025, con l’obiettivo che le Regioni sottoscrivano accordi bilaterali entro aprile. Questi accordi dovranno regolare sia la cosiddetta mobilità apparente, cioè quella tra Regioni confinanti, sia quella relativa a prestazioni a bassa complessità, in particolare per le Regioni che registrano una mobilità passiva pari almeno al 20% del fabbisogno sanitario annuale standard.

L’obiettivo della norma è garantire la libertà di scelta dei cittadini riguardo alle cure, permettendoli di scegliere dove curarsi. Nonostante ciò, si vogliono introdurre disincentivi per evitare spostamenti non necessari, visto che ci sono ospedali di qualità ovunque. I disincentivi potrebbero consistere in accordi che stabiliscano limiti finanziari per le cure a bassa complessità, ad esempio rimborsando solo il 50% del DRG. Per esempio se la Lombardia verifica che i ricoveri effettuati per i cittadini calabresi non siano adeguati, la Calabria potrebbe non rimborsarli, a seconda delle condizioni dell’accordo.

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