mercoledì, Marzo 26, 2025
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Perché le donne vivono più a lungo degli uomini? Lo studio che rivela il gender gap

Le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini, e questa differenza nell’aspettativa di vita non è unica del genere umano. La tendenza a una maggiore longevità si osserva anche tra le femmine di molte specie animali. Gli scienziati si sono domandati il perché di questa disparità e una teoria proposta dai biologi è che la differenza nella durata della vita tra i sessi possa essere, almeno in parte, legata alla riproduzione. Ma in che modo? Per approfondire la questione, un gruppo di ricercatori dell’Università di Osaka ha studiato l’invecchiamento del killifish turchese, un pesce d’acqua dolce noto per la sua vita estremamente breve, tra le più corte tra i vertebrati. Gli autori dello studio pubblicato su ‘Science Advances’ spiegano che questi pesci vivono solo “pochi mesi” e raggiungono la maturità sessuale in appena “un mese”. E, proprio come negli esseri umani, anche in questa specie le femmine vivono più a lungo dei maschi.

Lo studio su un pesce

Studiando il ‘Nothobranchius furzeri’, noto anche come killi turchese, i ricercatori giapponesi hanno scoperto per la prima volta che le cellule germinali – quelle che si trasformano in ovuli nelle femmine e in spermatozoi nei maschi – influenzano la durata della vita in modo dipendente dal sesso negli animali vertebrati.

Rimuovendo le cellule germinali dai pesciolini utilizzati nella ricerca, il team ha osservato che la durata della vita di maschi e femmine diventava simile. “I killifish maschi vivevano più a lungo del solito, mentre la vita delle femmine si accorciava”, spiega Kota Abe, autore principale dello studio. “Volevamo capire come le cellule germinali potessero influenzare in modo così diverso i due sessi.” Il passo successivo è stato indagare sui fattori responsabili di queste differenze.

Gli studiosi hanno scoperto che la segnalazione ormonale variava significativamente tra femmine e maschi. Le femmine di killifish senza cellule germinali presentavano una ridotta segnalazione di estrogeni, il che poteva ridurre la durata della vita aumentando il rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, avevano una maggiore segnalazione del fattore di crescita insulino-simile 1, che le faceva crescere più grandi, sopprimendo segnali corporei importanti per mantenere la salute e rallentare l’invecchiamento. Al contrario, i killifish maschi senza cellule germinali mostravano un miglioramento nella salute di muscoli, pelle e ossa. Questi pesci avevano quantità maggiori di una sostanza che attiva la vitamina D, insieme a prove di segnali di vitamina D nei muscoli e nella pelle.

Secondo gli autori dell’università nipponica, anche la vitamina D può essere considerata un ormone. È noto il suo ruolo nel mantenere ossa forti e sane, ma sembra avere anche effetti positivi più ampi sull’intero organismo. I risultati del team giapponese suggeriscono che la vitamina D potrebbe migliorare la longevità. Seguendo questa ipotesi, gli esperti hanno deciso di verificare se un integratore di vitamina D avrebbe potuto aumentare la durata della vita dei pesci.

“Quando abbiamo somministrato la vitamina D attiva, abbiamo scoperto che la durata della vita di maschi e femmine di killi era significativamente prolungata, suggerendo che la segnalazione della vitamina D fornisce benefici per la salute in tutto il corpo”, spiega Tohru Ishitani, autore senior dello studio. “Il nostro lavoro suggerisce che la segnalazione della vitamina D potrebbe influenzare la longevità di altri vertebrati, compresi gli esseri umani.”

La scoperta che le cellule germinali influenzano la longevità in modi opposti tra maschi e femmine è un indizio cruciale per comprendere le complesse interazioni tra riproduzione, invecchiamento e durata della vita. Sebbene non sia ancora chiaro come la vitamina D si inserisca in questo contesto, potrebbe rappresentare una parte di strategie future per prolungare una vita sana, concludono gli esperti.

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