Il 23 maggio è la Giornata internazionale per l’eliminazione della fistola ostetrica, malattia in cui le donne incorrono a seguito di parti prolungati e/o particolarmente complicati, spesso anche perché non assistiti da apposito personale specializzato.

Tale patologia colpisce tra le 50 e le 100mila donne ogni anno. Siamo davanti a una tematica tanto importante quanto urgente, da un punto di vista sia sanitario che di parità di genere.

Cos’è la fistola ostetrica?

La fistola ostetrica è una lacerazione da parto che mette in comunicazione la vagina della donna con la vescica o il retto, oppure con entrambi. Ciò favorisce il passaggio di urina e di feci, con conseguenti problemi d’incontinenza urinaria e/o fecale. La fistola ostetrica è causata da diversi giorni di travaglio senza un intervento medico e, nella maggior parte dei casi, causa la morte del bambino. Per le donne, invece, le conseguenze sono sociali e psicologiche, dal momento che vengono spesso ripudiate dal marito, escluse dalla comunità e colpevolizzate per la loro condizione.

Almeno 2 milioni di donne nei Paesi in via di sviluppo subiscono le conseguenze delle fistole ostetriche, la maggior parte delle quali in Africa.

5 maggio, Giornata mondiale delle ostetriche