“Dottore, mi fa male il ginocchio, cosa devo fare?”: capire quale sia l’iter corretto da seguire di fronte ad un disturbo che interessa la più grande articolazione del corpo umano è il primo passo verso la guarigione. Innanzitutto, consigliano gli esperti, è meglio evitare il fai da te; poi, dopo essersi rivolti al medico di base per una valutazione primaria e una cura farmacologica, se il problema persiste è il momento di consultare uno specialista.

Come avviene la prima visita?

Durante il primo incontro tra ortopedico e paziente, quest’ultimo è chiamato a descrivere dettagliatamente la sintomatologia. In quest’ottica lo specialista gioca un ruolo cruciale, spiega il Dott. Pietro Rettagliata, chirurgo ortopedico, che sottolinea l’importanza di stabilire un dialogo: “Il medico deve impegnarsi a trovare la chiave comunicativa più adatta al fine di riuscire ad estrapolare informazioni importanti, dalla tipologia dei sintomi alla modalità di insorgenza, fotografando le esigenze del singolo paziente, a cominciare dalla tipologia di lavoro, dallo stile di vita e molto altro”. Tuttavia, continua Rettagliata, non basta ascoltare: “Un buon medico è colui che è in grado di fornire le corrette informazioni nel modo più chiaro ed esauriente possibile, rispondendo a tutte le domande del paziente”. L’obiettivo è creare un rapporto di reciproca fiducia e collaborazione.

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Qual è il ruolo degli esami diagnostici nella definizione della diagnosi?

Molto spesso capita che il paziente interessato da un dolore persistente al ginocchio decida in autonomia di eseguire degli esami radiologici. Si tratta di una scelta che nella stragrande maggioranza dei casi si rivela non necessaria, perché solo dopo una prima valutazione si potrà individuare la tipologia di esame più indicata, quella cioè capace di sostenere la diagnosi ipotizzata dal medico durante il primo incontro. E anche l’interpretazione del referto è appannaggio dello specialista: “Una corretta diagnosi è data dal connubio tra informazione, esame obiettivo e interpretazione delle immagini: solo l’ortopedico, dopo avere effettuato la valutazione clinica e avere preso visione degli esami diagnostici, può avere a disposizione una visione complessiva della condizione del paziente. Questo – continua il Dott. Fabio Oliva, chirurgo ortopedico – permette di definire una diagnosi precisa, confermando o meno i sospetti avuti durante la visita”.

Ortopedico-paziente, un rapporto di fiducia

Dalla fase diagnostica fino al trattamento conservativo o chirurgico, definito a seconda dei casi, l’empatia e la collaborazione tra medico e paziente rappresentano due aspetti imprescindibili per il recupero del benessere del ginocchio. “Il paziente che ha dolore – racconta il Dott. Davide Gorini, chirurgo ortopedico – trova spesso difficile accettare che l’ortopedico non si limiti a curare solamente lo stato doloroso dell’articolazione, ma vada alla ricerca delle cause, proponendo terapie che, magari, non restituiscono sollievo nell’immediato. Eppure, è importante far comprendere che il nostro lavoro è anche quello di proporre una soluzione strutturata nel tempo”. Ecco così tornare prepotente il concetto di fiducia e collaborazione sopracitato, d’altronde una buona empatia può rivelarsi utile anche al fine di gestire l’aspetto psicologico associato alla gestione del dolore.

In conclusione, un dolore persistente al ginocchio non va sottovalutato e deve essere curato da uno specialista con competenze del settore. Tuttavia, Rettagliata, Gorini e Oliva rassicurano i pazienti: “Tenere a bada il panico è importante: bisogna affrontare la situazione con la consapevolezza che ponendo il proprio problema in mani esperte sarà più facile e rapido individuare il trattamento più idoneo”.

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