Durante quella partita a beach volley in riva al mare hai avuto problemi con quella spalla che ti dà noia da qualche tempo? Il Dott. Nicola Ivaldo, Chirurgo ortopedico specializzato in Spalla e Gomito, ci parla della lussazione di spalla, aiutandoci a capire di cosa si tratta, perché si manifesta e come e quando intervenire.

“La fascia più giovane dei nostri pazienti, ad iniziare dall’età adolescenziale, è quella interessata dalla patologia da instabilità della spalla, frequente nei pazienti sportivi, di cui la manifestazione più eclatante è la lussazione, che può essere legata a condizioni predisponenti quali una esagerata elasticità dei tessuti capsulari, definita iperlassità costituzionale di spalla, o traumatismi veri e propri, frequenti negli sport di contatto quali calcio, rugby, basket e sport di impatto quali sci e snowboard, downhill e motocross”.

 

Artropatia e protesi di spalla: quando è indicato l’intervento?

 

L’intervento chirurgico

Se un primo episodio di lussazione o una instabilità in un soggetto iperlasso beneficiano spesso del trattamento rieducativo, con il potenziamento dei muscoli che stabilizzano l’articolazione, i pazienti con più episodi di lussazione sono dei buoni candidati alla chirurgia. In questi soggetti si efefttuano interventi di ritensionamento capsulare quando l’instabilità dipende soprattutto dall’eccessiva elasticità della capsula o da uno scollamento della stessa dalla glenoide scapolare. In questi casi la procedura si definisce capsulo plastica artroscopica, schematizzata nell’ immagine precedente, ed ha il vantaggio, anche grazie a tecniche che abbiamo noi stessi implementato, di essere quasi esente da cicatrici visibili. In altri casi il problema è più complesso in quanto durante gli episodi in cui la testa omerale fuoriesce dalla glena scapolare quest’ultima subisce una frattura o l’osso della glena si usura progressivamente.

“Per quanto è stato possibile mi sono molto impegnato nel tempo per rendere meno traumatizzante la procedura e, in particolare, per eliminare una fastidiosa complicanza dell’intervento di Lataryet, che consiste nella formazione di ematomi nelle giornate successive all’intervento”.

In questi casi l’intervento sulla capsula da solo non può evidentemente essere risolutivo, per cui si utilizza una tecnica che prevede di colmare il difetto della glena con l’innesto di una piccola porzione ossea, la coracoide, prelevata dalla scapola attraverso lo stesso accesso chirurgico, che di regola non supera i 4-6 cm.Si tratta della procedura messa a punto dal chirurgo lionese Michel Lataryet a partire dal 1954, che ho avuto la possibilità di apprendere proprio a Lione da Gilles Walch, “uno dei miei maestri francesi autore del perfezionamento della metodica”.

 

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L’importanza della formazione

Il Dott. Ivaldo conclude: “Per quanto è stato possibile mi sono molto impegnato nel tempo per rendere meno traumatizzante la procedura e, in particolare, per eliminare una fastidiosa complicanza dell’intervento di Lataryet, che consiste nella formazione di ematomi nelle giornate successive all’intervento. A questo proposito mi è stato di grande aiuto assistere ad interventi di chirurgia generale e vascolare per migliorare la tecnica di legatura dei vasi. Dopo un intervento per instabilità manteniamo un tutore reggibraccio per 4 settimane e poi iniziamo la rieducazione che si prolunga per altri due mesi. Gli sport a basso rischio traumatico potranno essere ripresi dopo tre mesi mentre quelli di contatto o impatto dopo 4-5 mesi”.