Tumori della pelle, ne parliamo con il Dott. Zamboni

In Italia nel 2020 sono state stimate circa 14.900 nuove diagnosi di melanoma della cute: 8.100 tra gli uomini e 6.700 tra le donne. Si tratta del terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni (dati Airtum 2021). Eppure fare diagnosi precoce è più semplice che per altre neoplasie: «I tumori della pelle si vedono, basta guardarli.». Ne parliamo con il Dott. Riziero Zamboni, dermatologo specializzato in chirurgia dermatologica e nel trattamento dei tumori della pelle.

Per fare diagnosi precoce basta una visita clinica?

«E’ proprio così. E’ importanto sottolineare che i tumori della pelle, al contrario di quasi tutti gli altri, hanno una caratteristica particolare: sono visibili, possiamo vederli. Quindi la diagnosi è possibile prima che la neoplasia si sviluppi e vada ad invadere i tessuti vicini. Basta guardare la pelle! Per farlo è necessaria una semplice visita dermatologica. Una visita specialistica periodica può salvare la vita delle persone quando si tratta di tumore della pelle». 

I tumori della pelle sono tutti uguali?

«Abbiamo due tipi di tumori della pelle. I melanomi sono quelli che derivano dai nei e sono i più pericolosi perché metastatizzano con facilità. Partono dalla pelle e da qui possono invadere qualsiasi organo, dalle ossa ai polmoni, al fegato. Anche in questo caso la diagnosi è clinica: basta osservare la pelle con il dermatoscopio, senza la necessità di eseguire esami particolari. Poi abbiamo i carcinomi. I carcinomi sono di due tipi: basocellulari e spinocellulari e per entrambi l’esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV) del sole e dei lettini solari è la principale causa. I basocellulari sono i meno gravi perché generalmente non evolvono in metastasi. Gli spinocellulari possono dare luogo a metastasi ma si possono prevenire. Quindi è fondamentale la visita per individuare questi tumori nel loro stadio iniziale, “in situ”; ovvero nell’epidermide. Prendiamo il melanoma: se lo individuiamo e interveniamo quando è “in situ” non può dare metastasi perché nell’epidermide non ci sono vasi, invece se gli diamo il tempo di scendere nel derma lì vi sono dei vasi e quindi la cellula tumorale da lì può partire andando ad intaccare altri organi».

In quanto tempo un neo sospetto può evolvere in tumore?

«L’evoluzione è imprevedibile perché dipende dal nostro sistema immunitario. Un paziente può avere un melanoma in situ che rimane invariato per anni, poi il suo sistema immunitario per i motivi più svariati si indebolisce e il melanoma in situ evolve in tumore».

Come avviene la visita specialistica?

«Dopo avere ascoltato la storia clinica del paziente si passa alla visita e all’osservazione della pelle e dei nei con l’ausilio del dermatoscopio portatile e di uno strumento sofisticato, il videodermatoscopio digitale, che permette di fotografare i nei e classificarli e ordinarli in base a diversi parametri. Questo tipo di controllo permette di tenere lo storico della situazione dei nei del paziente, permettendo di anno in anno di eseguire confronti con la situazione precedente e verificare eventuali cambiamenti».

Quando eseguire la visita?

«Salvo situazioni particolari, per un soggetto con un numero medio di nei il primo controllo è consigliato in età adolescenziale. Se non si riscontrano particolari situazioni da monitorare la visita può essere ripetuta a distanza di un anno circa».

Tra i fattori di rischio troviamo la familiarità…

«Incide moltissimo. Nei casi in cui in famiglia si siano già verificati casi di tumori della pelle è bene iniziare a eseguire controlli molto presto e ripeterli più spesso della media. Qui torniamo al discorso iniziale: anche in presenza di familiarità la diagnosi precoce gioca un ruolo cruciale. Diagnosi precoce possibile grazie ad una semplice osservazione della pelle. Basta osservarsi e farsi osservare periodicamente dallo specialista».

 

Dott. Riziero Zamboni, Dermatologo – Gli effetti del sole sulla pelle