Nel panorama della dermatologia moderna, la corretta integrazione tra valutazione clinica, dermatoscopica e istopatologica rappresenta il pilastro fondamentale per ottenere diagnosi precise e terapie efficaci. A sottolineare l’importanza di questo approccio è il Dott. Giulio Ferranti, dermatologo e anatomopatologo, in occasione del congresso “Con le mani tra i capelli…”, evento dedicato alla dermatologia e alle patologie del cuoio capelluto.
I tre elementi per una corretta diagnosi
“Sono le tre armi che ha il mondo dermatologico nei confronti delle patologie, in particolare per quelle del cuoio capelluto. Abbiamo una parte clinica, in cui il dermatologo deve individuare la patologia o il campo delle patologie attraverso le nostre classificazioni. Una vera rivoluzione è stata l’introduzione della dermatoscopia e, nello specifico, della tricoscopia, che consente di identificare nuovi elementi morfologici e migliorare del 30% la precisione diagnostica rispetto alla sola osservazione clinica”, ha evidenziato il dottore.
Tuttavia, il percorso diagnostico trova il suo compimento nell’analisi istopatologica, che fornisce una conferma definitiva e indispensabile per la corretta identificazione della patologia.
L’esperienza del Dott. Ferranti, che unisce la formazione di dermatologo a quella di anatomopatologo, lo rende un osservatore privilegiato del rapporto tra clinico e istopatologo. Lo specialista sottolinea infatti come l’ultimo step, il quadro istopatologico, rappresenti spesso la chiave definitiva per confermare la diagnosi. “Quando il clinico fornisce al patologo un orientamento diagnostico, il patologo, aggiungendo le proprie conoscenze, può arrivare più facilmente a una diagnosi precisa, che è poi lo scopo della medicina: identificare correttamente il problema per impostare la terapia migliore”.