A livello mondiale, nel 2023, i casi di morbillo sono aumentati in maniera significativa, con oltre 103 milioni di persone infettate. Una delle principali motivazione è stata attribuita alle aumento delle carenze nelle coperture vaccinali, che continuano a compromettere gli sforzi per eliminare la malattia.
Fortunatamente, nonostante ciò, i progressi nelle cure mediche hanno consentito di ridurre i tassi di mortalità. Tuttavia, il morbillo continua a rappresentare una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica globale, in particolare nelle zone più vulnerabili e nei paesi con risorse sanitarie insufficienti.
Fattori responsabili dell’aumento dei casi di morbillo
Durante la pandemia da COVID-19, con le difficoltà organizzative, vi è stato un repentino calo delle campagne vaccinali globali. Infatti, le misure sanitarie utilizzate per contenere i casi da COVID-19, hanno avuto una forte influenza sulla propagazione di altre malattie infettive, tra cui appunto, il morbillo.
Inoltre, le popolazioni vulnerabili, sono state difficili da raggiungere a causa della guerra e delle crisi economiche. L’assenza di infrastrutture sufficienti, gli spostamenti contenuti delle persone e l’incertezza economica hanno impedito il regolare accesso a cure e vaccinazioni, contribuendo a un aumento della diffusione di malattie prevenibili.
Morbillo: la situazione in Italia
Nonostante un sistema sanitario avanzato, in Italia si sono registrati ugualmente focolai di morbillo, in particolare tra i bambini che non sono stati vaccinati. La mortalità in Italia è pressoché bassa rispetto ad altri paesi, ma l’incidenza della malattia resta una preoccupazione crescente.
Le autorità sanitarie italiane, come l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, con costanza e serietà continuano a raccomandare il vaccino contro il morbillo come misura di prevenzione essenziale, sottolineando l’importanza di una vaccinazione tempestiva nei primi anni di vita per evitare complicazioni.
Inoltre, la vaccinazione è essenziale per proteggere neonati e persone con immunodeficienze, le persone più vulnerabili, che non possono essere vaccinati o che potrebbero non rispondere adeguatamente alla vaccinazione.