La partita dell’ex calciatore serbo, oggi allenatore del Bologna, contro la leucemia non è ancora volta al termine. Palla al centro e fischio di inizio per il secondo ciclo di cure: quattro settimane fa Mihajlovic ha annunciato di doversi assentare nuovamente dalla panchina del club calcistico per prendersi cura della sua salute. La leucemia, che tutti speravamo avesse debellato, è tornata a fare capolino nella vita del campione.
Sinisa Mihajlovic e la sua sfida più dura
Era il 13 luglio 2019 quando Sinisa Mihajlovic, 53 anni (è nato in Croazia il 20 febbraio 1969) annunciava di avere contratto una forma di leucemia mieloide acuta, contro la quale ha combattuto per mesi, per rientrare vincente in panchina. Qualche giorno fa ha comunicato che la malattia è tornata: “È coraggiosa ad affrontarmi ancora. Se non è bastata la prima lezione, gliene darò un’altra”, ha dichiarato il tc del Bologna. Al suo fianco la moglie, che ha scelto i social per mostrare il suo sostegno.
Leucemia mieloide acuta, una malattia subdola
Leggendo il termine “acuta”, si potrebbe pensare ad una tipologia di leucemia particolarmente grave. In realtà l’aggettivo si riferisce alla rapidità con cui nasce e si sviluppa: bastano poche settimane, dunque è pressoché impossibile attuare misure di prevenzione ad hoc. Tra i sintomi troviamo febbre, mal di ossa e dolori articolari, nessun campanello d’allarme specifico, per questo spesso la diagnosi rischia di essere tardiva. Insomma, la leucemia mieloide acuta è una malattia subdola, come l’ha definita lo stesso Mihajlovic.
Il campione oltre la malattia
Tuttavia per gli amanti del calcio Mihajlovic non fa affatto rima con leucemia, piuttosto resta il talentuoso difensore degli anni Novanta.
Chiudo gli occhi ed è subito il 1998. “Sinisa” aveva appena chiuso i suoi quattro anni con la maglia blucerchiata per passare alla Lazio. Ed è proprio contro la “sua” ex Sampdoria che sigla un record memorabile mettendo a segno una tripletta, tutta su calcio di punizione. L’unico, allora, a compiere un’impresa simile oltre al mitico Giuseppe Signori. Niente male per un calciatore che gioca in difesa.
Io, appena dodicenne, che lo avevo ammirato tante volte alla luce della Lanterna dagli spalti della gradinata sud dello stadio Luigi Ferraris di Genova non ho potuto far altro che applaudirlo. E oggi come allora, Mihajlovic merita il plauso di tutti noi a sostegno della sua partita più difficile.