Invecchiamento: differenza tra “normalità” e “patologia”
Negli ultimi anni, grazie al miglioramento della qualità di vita, l’età media della popolazione mondiale è aumentata. In Italia, nel 2020, più di 13 milioni di persone appartengono alla fascia di età over 65. Parallelamente, è aumentata anche l’incidenza delle patologie neurodegenerative. In Italia, ad esempio, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre 1 milione. Molto spesso si pensa che superata una certa età il processo di invecchiamento del cervello debba necessariamente significare coincidere con l’inizio della demenza. In realtà questo è un mito da sfatare. C’è una netta differenza tra “normalità” e “patologia” nella neuropsicologia dell’anziano. Indubbiamente si può assistere in entrambi i casi ad un rallentamento della velocità di elaborazione dell’informazione e nell’esecuzione dei compiti nella vita quotidiana; o ancora, l’anziano che dimentica dove ha messo le chiavi, non ha necessariamente l’Alzheimer. Il vero fattore distintivo tra le due tipologie di invecchiamento è il mantenimento o meno delle autonomie. Attività come fare la spesa, prendersi cura della propria igiene personale, alimentarsi e vestirsi senza necessità di ausili risultano compromesse solo nel caso in cui sia presente una forma patologica di invecchiamento neurologico.
Come intercettare tempestivamente l’invecchiamento patologico?
Al fine di diagnosticare una patologia neurodegenerativa è necessario promuovere una cultura della prevenzione e della cura del sé, che passi anche tramite l’attenzione ai segnali campanello d’allarme dei primi sintomi. La diagnosi viene posta da un’equipe composta, tra le altre figure da neurologi e neuropsicologi. I primi, tramite la lettura dei referti di neuroimaging, sono in grado di stabilire con un ragionevole livello di accuratezza la presenza di eventuali atrofie, sintomo di un processo neurodegenerativo in atto. Il neuropsicologo, poi, tramite prove standardizzate, quantifica e qualifica che difficoltà soggettivamente riportate dal paziente e dal suo caregiver.
Come prevenire l’invecchiamento patologico? Alcuni consigli
Si può agire preventivamente contro l’invecchiamento patologico. Necessaria premessa è che ci sono casi nei quali la predisposizione genetica “vince” sulle buone pratiche di prevenzione; o meglio, l’interazione tra geni e ambiente favorisce o ritarda l’emergere di una patologia verso la quale si è geneticamente predisposti. D’altra parta, è necessario che si costruisca un buon invecchiamento sin da giovani. Dieta mediterranea e costante attività fisica sono una vincente combinazione! Evitare il fumo e l’uso eccessivo di alcool. Ancora, coltivare rapporti sociali e non isolarsi! Non per ultimo troviamo il tema della stimolazione cognitiva: il cervello è un muscolo, e come tale va allenato quotidianamente, per esempio leggendo, facendo cruciverba, informandosi sulle notizie del mondo, oppure intraprendendo un percorso di training cognitivo con un neuropsicologo!
Articolo a cura della Dott.ssa Serena Tagliente
Psicologa formata in Neuropsicologia clinica