Il piccolo robot per la riabilitazione dei bambini autistici
Un nuovo studio ha dimostrato, per la prima volta al mondo, l’efficacia di un robot umanoide all’interno di un contesto clinico nel percorso riabilitativo di bambini con diagnosi di autismo.
L’innovazione arriva direttamente da Genova, dove il robot iCub dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) nel 2020 ha iniziato un’attività al centro Boggiano Pico dell’Opera Don Orione, polo specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo. Dopo tre anni di lavoro, i risultati dei ricercatori sono stati pubblicati sulla rivista Autism Research.
L’autismo è un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo che colpisce circa l’1-2% della popolazione mondiale. In Italia, si stima che le persone autistiche siano tra le 600 mila e 1,2 milioni. I bambini affetti da disturbi dello spettro autistico possono avere difficoltà a empatizzare e a comprendere il punto di vista altrui, abilità alla base di molte competenze sociali fondamentali che le persone neurotipiche acquisiscono spontaneamente nel corso della crescita.
Come ha lavorato iCub con i bambini
Le attività con iCub sono state armonizzate con i protocolli riabilitativi tradizionali previsti per i 45 bambini coinvolti (sia maschi che femmine) e svolte con continuità per un periodo di due mesi. Il gruppo di ricerca ha osservato che i bambini autistici tendono a interagire spontaneamente con i robot umanoidi. Interagire con un altro essere umano potrebbe fornire una quantità di stimoli troppo elevata e difficile da interpretare per individui con diagnosi di autismo. iCub permette di superare questa problematica, frammentando un comportamento umano complesso in molte parti e ripetendone solo alcune in modo da ridurre gli stimoli forniti al soggetto. In questo modo iCub è diventato il primo robot umanoide ad essere mai entrato in un centro clinico e dotato di un protocollo riabilitativo proprio.
“È importante sottolineare il potenziale delle tecnologie come nuovi strumenti al servizio dei terapeuti, che restano centrali in ogni percorso riabilitativo – spiega Agnieszka Wykowska, coordinatrice del team del laboratorio Social cognition in Human-Robot Interaction dell’Iit– La progettazione di attività collaborative tra bambino e robot consente al terapeuta di esplorare nuove tecniche di intervento, immersive e coinvolgenti, tramite le quali il bambino può sperimentarsi in prima persona”.
I prossimi obiettivi
Nel prossimo periodo, gli obiettivi della ricerca saranno di sviluppare nuovi protocolli riabilitativi su competenze sociali sempre più complesse e specifiche, spendibili in contesti di vita quotidiana (per esempio andare in una pizzeria o in una gelateria). Il robot iCub ha dimostrato di essere una tecnologia innovativa grazie alla quale è possibile migliorare la vita dei bambini con disturbi dello spettro autistico, rappresentando un ulteriore strumento di supporto all’équipe di terapeuti che, ovviamente, restano centrali in ogni percorso riabilitativo. L’iniziativa si inserisce all’interno del Center for Human Technologies dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Cht-IitErzelli), che nasce per connettersi con le realtà cliniche e ospedaliere del territorio per trasferire i risultati della ricerca in contesti reali e portare a ricadute concrete sulla salute delle persone.