Può apparire paradossale, ma le vacanze estive possono sollecitare, nell’esperienza di molti, l’emersione di un malessere di coppia.
Sotto l’ombrellone sembrano consumarsi amari silenzi e aspri conflitti.
Rifletteremo su alcuni elementi che possono svelare la connessione tra vacanze e malessere di coppia, pur senza trascurare l’ampia variabilità di condizioni e la singolarità di ogni relazione sentimentale.
Ci focalizzeremo su tre macro-dimensioni: il cambiamento; l’intimità e il rapporto con la positività.
Il cambiamento: tra ansia e desiderio
Durante le vacanze muta la routine. Le abitudini e i tempi che scandiscono la quotidianità subiscono un cambiamento, ancor di più se si ha la possibilità di partire verso nuove mete.
Il cambiamento può corrispondere ad un desiderio, ma anche provocare ansia.
Ciò che non si conosce non si può controllare, apre alla percezione di disorientamento e maggiore imprevedibilità, oltre al più evidente desiderio di scoperta e avventura.
Inoltre, durante le vacanze ci si ferma, le attività frenetiche si sospendono.
Il fermarsi per molte persone costituisce sia lo spazio per far emergere malesseri taciuti, sia una possibilità inconsciamente minacciosa.
L’iper-fare spesso è un antidoto dal sentire, dallo stare in reale contatto con sé e con il partner. Ascoltarsi non è un’azione automatica, né tantomeno semplice.
L’intimità di coppia: per essere intimi bisogna essere sufficientemente separati
Le vacanze vengono associate nell’immaginario comune ad un periodo di espressione più libera della sessualità, favorita dal maggiore tempo a disposizione, dal minore stress e dalla rottura degli schemi.
Talvolta invece, proprio durante le vacanze, cadono gli alibi razionali che più facilmente inconsciamente si trovano nella quotidianità ordinaria ed emerge l’assenza del desiderio di intimità sessuale.
La sessualità rappresenta uno specchio dell’intimità in senso più ampio.
Una coppia sufficientemente intima fonda il proprio legame su un confine chiaro tra i due partner, tra le due soggettività.
Ciascun partner ha una consapevolezza e una definizione di sé, che può esprimere con autenticità nel rapporto con l’altro senza timore di perderlo o di affrontare il conflitto. È dalla comunicazione chiara e reciproca che può nascere la mediazione e l’incontro tra i bisogni di entrambi.
L’intimità si struttura quindi in base al grado di maturità emotiva dei due partner, al loro processo di svincolo dalle famiglie d’origine.
Per essere amati bisogna amarsi e spesso l’amore per sé è un processo faticoso e in costante evoluzione.
Il rapporto con la positività: la paura della serenità
Il rapporto con la serenità è spesso ambivalente: la si persegue a livello conscio e la si ostacola a livello inconscio, attraverso autosabotaggi, azioni che non agevolano il proprio benessere. Perché?
Le ragioni possono essere molteplici, tra cui: il senso di colpa verso affetti percepiti come sofferenti (ad esempio un genitore); la paura di perdere la serenità; il timore di attivare invidie e rivalità negli altri; lo scarso diritto ad essere sufficientemente sereni.
Le vacanze possono enfatizzare le ambivalenze verso la positività, rappresentando un momento canonicamente associato al benessere.
Il diritto a stare bene riflette l’amore di sé e il senso di autostima.
“Non c’è ostacolo più grande alla felicità sentimentale della paura di non essere degni d’amore e di essere predestinati a soffrire (N. Branden)”.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa e Psicoterapeuta