La nascita del primo figlio è comprensibilmente al centro di molti studi e riflessioni psicoeducative.
È un passaggio fondamentale in cui per la prima volta si accede all’esperienza della genitorialità.
I neo genitori spesso vivono insicurezze, senso di inadeguatezza, ansia, oltre alla grande gioia e commozione.
Anche la gestione pratica dell’accudimento può generare preoccupazioni dovute all’inesperienza, al timore di sbagliare.
Da questo punto di vista, l’arrivo del secondo figlio desta tendenzialmente meno preoccupazioni e apprensioni.
Ci soffermeremo in queste brevi righe su alcune delle dinamiche emotive che possono riguardare questo momento e che rischiano di essere trascurate.
L’equilibrio della coppia
La coppia può essere considerata la colonna portante di una famiglia, ma, al contempo, anche la relazione più fragile.
È protagonista di un’ardua sfida, quella di curare lo spazio dell’intimità nella frenesia quotidiana, tra gli impegni per la cura dei figli, le dinamiche con le famiglie d’origine, le attività lavorative sempre più totalizzanti e precarie.
Non esiste la coppia, né la famiglia “Mulino Bianco” e le crisi sono fisiologiche ed evolutive.
La coppia è chiamata a crescere, a rinnovarsi, mantenendo viva la scelta di scegliersi.
Spesso l’arrivo del primo figlio e del secondo figlio possono avvenire in due fasi diverse del rapporto di coppia ed è importante esserne consapevoli.
Mentre l’arrivo del primo figlio tendenzialmente coincide con l’apice dell’idillio a due, può accadere che il secondo figlio venga inconsciamente concepito per risolvere una crisi di coppia.
Ciò costituisce un rischio importante perché il bambino sarà investito della funzione di dover tenere uniti mamma e papà.
Un figlio non è mai lo strumento per risolvere una crisi.
È quindi fondamentale che la scelta di avere un secondo figlio sia condivisa e fondata sulla consapevolezza.
Il bisogno di unicità ed esclusività di un bambino
È un bisogno sano per un bambino sentirsi unico per i suoi genitori e sentire di avere un legame esclusivo con loro.
Ciò per i primi figli è tendenzialmente meno complesso, per i secondi può essere più difficile.
È importante che i genitori siano consapevoli di questo aspetto per poterlo tutelare sin dalla nascita.
Ciò non significa che bisogna perseguire ossessivamente un’eguaglianza, ma che è auspicabile assicurare a ciascun figlio quell’esperienza di unicità ed esclusività, al di là dell’ordine di nascita.
La gelosia fisiologica
Come per il nuovo arrivato è fondamentale sentirsi unico, anche per il primogenito è importante sentire di non perdere la sua unicità.
Spesso i genitori, sopraffatti dalla stanchezza, tendono a considerare il primo figlio “il grande”, colui che dovrebbe capire e creare meno problemi.
Ciò, se anche il primo figlio è piccolo, costituisce un rischio che potrebbe alimentare la gelosia fisiologica e favorire l’insorgenza di comportamenti regressivi per essere visto e coccolato.
La gelosia è fisiologica e bidirezionale, l’obiettivo non è eliminarla, ma poterla tollerare, curando le relazioni esclusive con entrambi i figli e quindi dando spazio ai bisogni diversi di entrambi.
Visibilità e competizione
I figli hanno sempre bisogno di essere visti dai genitori, ma più hanno ricevuto visibilità in età infantile, meno la ricercheranno in età adulta.
Esiste una sana competizione tra fratelli volta alla ricerca di visibilità e riconoscimento da parte di mamma e papà.
È importante che i genitori valorizzino le differenze, le caratteristiche soggettive dei figli.
Non di rado può accadere che inconsciamente i genitori proiettino aspetti di sé o del partner sui figli (con frasi come: “sei come tuo padre”).
Ciò può avere due effetti opposti di maggiore complicità o di maggiore conflittualità.
Seppur sia naturale e positivo riconoscere delle somiglianze, è fondamentale considerare i figli come entità separate da sé, dotati di una soggettività, delineando confini sani e individuando caratteristiche personali.
È altresì importante non attribuire ai figli “ruoli rigidi”, ad esempio, “il figlio bravo, obbediente e rispettoso” e il “figlio capriccioso e ribelle”, bensì riconoscere in entrambi punti di forza e di fragilità e non metterli in confronto con frasi come: “tuo fratello è più educato”, “prendi esempio da tua sorella” ecc., perché ciò provocherebbe una competizione disfunzionale.
Spesso quando vi sono ruoli rigidi, il secondo figlio occupa “il posto che trova vuoto”. Se il primo figlio è molto vivace, ribelle, disobbediente, il secondo tenderà ad essere rigoroso, eccessivamente composto e viceversa.
Bisogna quindi prestare molta attenzione ai ruoli rigidi e lasciar spazio alle personalità soggettive.
Dal senso di colpa all’empatia
Spesso i genitori sono tormentati dai sensi di colpa nello svolgere il proprio ruolo.
Essere genitori è l’esperienza più complessa, non solo perché non esiste un manuale d’istruzioni, ma perché si risvegliano le proprie ferite antiche, il proprio vissuto di figli.
Gli aspetti trattati sono da declinare nella singolarità delle situazioni, nell’eterogeneità delle condizioni (ad. es la differenza di età tra i due figli, i valori culturali, i rapporti con le famiglie d’origine, la storia familiare, ecc.) e riguardano alcune delle possibili implicazioni psicologiche ed emotive su cui è importante soffermarsi per attraversare l’esperienza con consapevolezza.
L’empatia verso le proprie difficoltà facilita anche l’empatia verso le fragilità dei propri figli.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta