L’estate 2022 è stata particolarmente faticosa per molti italiani a causa delle elevate temperature e delle difficoltà economiche esacerbate dagli effetti dello stato pandemico.
In molti non si sono potuti permettere una vacanza distensiva, accumulando ulteriore stress e tensione.
Altri, hanno potuto godere delle ferie e di mete di relax e villeggiatura.
Settembre tuttavia rappresenta canonicamente il mese in cui si riprendono le attività ordinarie, lavorative, scolastiche, familiari, sportive e sociali.
La ripresa può costituire, oltre che un fisiologico passaggio impegnativo, una fonte di ansia.
Scopriamo insieme perché e come affrontarla.
Come si manifesta la “sindrome post vacanza”?
La “sindrome post-vacanza” esordisce con l’avvicinarsi della conclusione delle ferie e il momento di ripresa della routine ordinaria.
Si manifesta principalmente con uno stato ansioso intenso, demotivazione , disturbi del sonno, apatia, affaticamento, debolezza, tristezza, irritabilità, tensione generalizzata, anche corporea.
La durata è mediamente variabile da alcuni giorni fino a qualche settimana o nei casi più gravi mesi.
Quali sono le cause?
Non esiste una causa univoca che determina la condizione descritta ma una multifattorialità da ricercare nella soggettività della persona, nelle caratteristiche di personalità, nelle esperienze pregresse e nella storia di sviluppo e familiare.
Vi sono alcuni elementi che possono contribuire a generare il disagio, tra cui:
- Un eccessivo senso del dovere.
- L’ansia del giudizio.
- Svolgere una professione non soddisfacente.
- Lavorare in un contesto lavorativo in cui si percepisce un clima relazionale ostile.
- L’ansia connessa al Covid.
Come affrontare la “Sindrome Post Vacanza”?
Occorre partire da una premessa fondamentale: oltre ad osservare l’esterno è necessario guardarsi dentro, e ricercare una consapevolezza di sé e dei propri stati emotivi che possa orientare le azioni e i comportamenti.
È importante dare un senso a ciò che si prova, ascoltarsi e interrogarsi sul proprio malessere, non solo ricercando le cause esternamente.
L’obiettivo non è quindi modificare il contesto riconosciuto come fonte di disagio ma cambiare la propria posizione, il modo di relazionarsi con il problema e ciò è possibile solo attraverso una messa in discussione personale, la ricerca di un ruolo attivo e non adagiandosi su una posizione passiva.
Concretamente è suggeribile:
- Ritornare dalle vacanze qualche giorno prima di rientrare a lavoro.
- Affrontare la ripresa della routine con gradualità.
- Pianificare le attività e i tempi.
- Definire obiettivi realizzabili.
- Valutare i carichi lavorativi sostenibili.
- Comunicare apertamente con gli altri di fiducia le proprie difficoltà.
- Riconoscere i propri bisogni, non solo i doveri.
- Ritagliarsi spazi di piacere ed evasione.
- Praticare attività fisica.
Ciò non è sempre attuabile ma è importante riconoscere I fattori protettivi che possono agevolare il ripristino della sveglia quotidiana.
Un focus sui bambini
Anche per i bambini il rientro delle vacanze e la ripresa della scuola possono costituire un fattore stressante.
In tal caso, l’ansia tende a manifestarsi principalmente con somatizzazioni corporee e attraverso tensione, aggressività, irritabilità, comportamenti regressivi e oppositivi, tristezza, apatia.
Per un bambino può essere ulteriormente faticoso riprendere la routine quotidiana, godendo di vacanze di maggiore durata.
È importante, oltre che garantire anche per i più piccoli la gradualità e la presenza di momenti di gioco e di socialità, considerare lo stato emotivo del bambino in connessione con quegli degli adulti di riferimento.
Spesso il bambino manifesta l’ansia che appartiene anche al genitore ed in particolare riconducibile all’esperienza di separazione.
Sarà quindi fondamentale cercare una chiave di comprensione del comportamento del bambino considerandolo un sintomo espressivo delle emozioni che circolano in famiglia.
Quando chiedere un supporto specialistico?
È importante rivolgersi ad un professionista quando la “Sindrome Post Vacanza” sottende fragilità sommerse significative e quindi, quando la difficoltà non appare transitoria ma rigida, pervasiva ed invalidante ed interferisce significativamente con le attività quotidiane, creando una condizione di disadattamento.
L’intervento precoce migliora l’efficacia del trattamento e previene l’esacerbazione e la cronicizzazione del disagio.
A cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Psicologa – Psicoterapeuta