Veronica Rosati, “mammapsicoeducatrice” si racconta a Qui Salute Magazine

Mamma laureata in psicologia dell’educazione e in educatore professionale, Veronica Rosati è anche docente ad un master sulla metodologia Montessoriana con 15 anni di esperienza lavorativa nel campo psicopedagogico. Sui social la trovate con lo pseudonimo di mammapsicoeducatrice, ha scelto da qualche anno di aiutare le donne e le mamme a sentirsi meno sole, offrendo informazione, formazione e supporto alle famiglie. Il suo slogan é: “Sono qui per condividere la mia esperienza di mamma e di professionista nel settore psicoeducativo“. L’abbiamo intervistata in esclusiva per capire meglio come funziona questo delicato e fondamentale lavoro in sostegno alle famiglie.

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L’intervista a Veronica Rosati

  1. Nella tua presentazione spieghi di aver cominciato questo percorso durante il lockdown perchè volevi aiutare le mamme in difficoltà a causa del periodo covid. Spiegaci meglio.Durante la pandemia molti genitori si son ritrovati chiusi in casa h24 con i loro bambini, senza possibilità di uscire di casa. All’epoca avevo un semplice profilo personale e mi capitava di confrontarmi con alcune mamma che avevo conosciuto sui social. Leggevo spesso i loro sfoghi e la loro difficoltà a gestire i figli piccoli durante la giornata e di conseguenza i loro livelli di stress erano alti. Ho riflettuto, dunque, su quale potesse essere il mio contributo per aiutare e ho deciso di dare un taglio diverso al mio profilo Instagram, cambiando anche il nome in “mammapsicoeducatrice”, offrendo spunti di attività da fare in casa con i bimbi, piuttosto che tematiche psico-educative di vario genere tra cui educazione emotiva, gestione dei capricci, spannolinamento etc. Inoltre offrivo e offro tutt’ora delle box sfogo settimanali anonime in cui spesso i genitori, in particolar modo le mamma essendo il mio pubblico per lo più femminile, si sfogano e si confrontano con me ma anche con tutta la community“.
  2. Cos’è il progetto “Il Bambino”?Il sito www.ilbambino.me è uno spazio pensato, creato e gestito da Laura Casini, sui social @mamma.mimma, dedicato all’informazione nel campo psico-educative essenzialmente portando i contributi di più autori e professionisti, tra cui appunto i miei. Il sito è nato di recente e speriamo possa crescere e aiutare maggiormente le famiglie con i contenuti portati“.
  3. Ti soffermi particolarmente sui disturbi dell’apprendimento, cosa consigli ai genitori con in mano la diagnosi?In realtà, ho iniziato a trattare questa tematica di recente poiché finora, visto che le richieste in pandemia erano di mamme con bimbi molto piccoli, le mie argomentazioni ruotavano essenzialmente intorno alla prima infanzia 0-6 anni. Ultimamente vista la mia ripresa lavorativa post pandemia nel campo professionale di maggiore interesse ed esperienza, ovvero l’apprendimento e i Bisogni Educativi Speciali (DSA, ADHD, ETC), ho deciso di offrire alcune riflessioni anche a riguardo per portare la mia esperienza nelle case delle famiglie che mi seguono in modo che possano avere delle informazioni di base e corrette se dovesse riscontrare nei loro figli difficoltà scolastiche e di apprendimento“.
  4. Un argomento molto delicato come il bullismo, come può essere gestito anche tra i più piccoli?La tematica è delicata e sicuramente a livello educativo c’è ancora molto da fare. Io credo che prima di intervenire sui più piccoli e gli adolescenti si dovrebbe lavorare sugli adulti e sui genitori poiché credo fermamente che noi adulti ancora non siamo del tutto in grado di offrire modelli di comportamenti e di relazione sani senza l’uso di violenza fisica e verbale. Ancora oggi molti genitori alzano le mani e “insultano” i loro figli per i capricci o perché non fanno ciò che loro gli “ordinano” di fare. Credo fermamente che ci sia molto lavoro da fare ancora su tutti. Forse è un’utopia la mia ma, a mio avviso, per cambiare la società si dovrebbe fare formazione sugli adulti già prima della nascita di un figlio per essere un giorno dei genitori più consapevoli.  I futuri genitori infatti andrebbero informati e formati ma soprattutto sostenuti e aiutati maggiormente durante i primi anni di vita dei figli, con i più piccoli invece si dovrebbe lavorare molto sull’educazione emotiva, sullo sviluppo dell’empatia e delle abilità socio-relazionali e per gli adolescenti si promuovono spesso laboratori sulle tematiche che onestamente per quanto belli e fatti bene spesso non restano realmente impressi nelle loro menti. Lavorando ormai da molti anni con gli adolescenti, credo che in realtà piuttosto che organizzare un laboratorio una tantum o un seminario a cui portarli dovremmo chiederci quanto siamo presenti nelle loro vite e soprattutto se siamo significatamente presenti. Ultimamente vedo adolescenti soli, tristi e senza uno scopo e ciò li porta ad essere poco motivati e spesso annoiati. Credetemi però se vi dico che ogni ragazzo, come diceva il mio amato Don Bosco, “ha un punto accessibile al bene” e questo punto di luce va solo cercato. Quindi per sconfiggere e affrontare il tema bullismo si deve lavorare prima sui genitori e sulla presenza significativa che il loro ruolo ha nella vita dei propri figli“.