Perché ricorrere ad un intervento di sostituzione protesica di spalla?

La spalla è un’articolazione importante che ruota compiendo un raggio di movimento maggiore rispetto a qualsiasi altra articolazione del corpo. Se il paziente avverte dolore al punto da non poter eseguire alcuni semplici gesti quotidiani, è consigliabile rivolgersi ad uno specialista per definire una diagnosi precisa, individuando le cause dei sintomi dolorosi e della limitata funzionalità e definendo il trattamento più adatto che, in alcuni casi, può essere quello chirurgico.

L’impianto di una protesi permette di eliminare il dolore e ritrovare la mobilità.

Insieme al Dott. Davide Pastorino, Chirurgo ortopedico specialista nel trattamento delle patologie a carico di spalla e ginocchio, facciamo chiarezza sull’intervento, indagando i casi in cui la via chirurgica è più indicata, come avviene l’intervento e cosa aspettarsi dal decorso post operatorio. 

Sostituzione protesica di spalla, quando si rende necessario l’intervento?

“Generalmente si ricorre ad una sostituzione articolare di spalla, quindi ad un impianto protesico, nel momento in cui viene alla nostra attenzione un paziente che presenta una degenerazione importante dell’articolazione, quindi per artrosi, dove può verificarsi anche una lesione massiva della cuffia dei rotatori, ovvero l’insieme dei tendini che ricopre la testa omerale.”.

L’artrosi è una patologia degenerativa dalla lenta evoluzione. L’artrosi della spalla si verifica quando la cartilagine inizia a consumarsi, dando luogo a dolore e rigidità, nonché a un movimento sempre più limitato nel tempo, a causa dello sfregamento delle ossa che compongono l’articolazione scapolo-omerale.

La funzione della cartilagine è infatti quella di ammortizzare le sollecitazioni e ridurre gli attriti tra le teste ossee. La sua funzione, in caso di artrosi, viene meno.

In cosa consiste l’intervento di sostituzione protesica?

Una sostituzione protesica della spalla è una procedura che ha come fine quello di eliminare la fonte del dolore e della disfunzione. Si interviene sostituendo le parti danneggiate dell’articolazione della spalla con componenti artificiali chiamate protesi. 

“Il chirurgo ha a disposizione diversi tipi di protesi. La scelta si basa sulla situazione specifica del singolo paziente, che lo specialista valuta durante la visita clinica, grazie anche all’aiuto delle immagini radiologiche. In base all’estensione della generazione articolare e alla condizione delle strutture coinvolte è possibile optare per una emiartroprotesi oppure per una protesica anatomica o per una protesi inversa.”

Cosa aspettarsi dalla fase post operatoria?

“Appena terminato l’intervento al paziente viene fatto indossare un tutore di spalla che è chiamato a mantenere per una ventina di giorni, durante i quali può già iniziare una prima fase di rieducazione. Dopo il ventesimo giorno potrà iniziare anche la riabilitazione attiva e quindi ottenere, nel giro di pochi mesi, un recupero pressoché completo dell’articolarità e una risoluzione del sintomo doloroso”.