Pausa caffè a cura della Dott.ssa Giulia Gregorini
Macchiato, schiumato, corretto, amaro, zuccherato, al vetro o in tazza, il caffè è una delle bevande più consumate nel mondo. Quali sono le sue caratteristiche, le sue funzioni e gli effetti psicofisici? Scopriamo insieme!
Le origini
Le radici della pianta del caffè risiedono in Etiopia, nella provincia di Kaffa, una zona montuosa attraversata da boschi e foreste. L’etimologia linguistica della parola “caffè” apre lo scenario a diverse interpretazioni: alcuni linguisti sostengono che essa derivi dalla parola “qahiya”, traducibile in “mancanza di appetito”, altri studiosi dalla parola “quwwa”, “forza”, “potenza”. Un’altra tesi considera come fonte lessicale la parola araba “qahwa”, “bevanda stimolante” tradotta attraverso il turco “kahve” in italiano “caffè”. Le diverse prospettive lessicali rappresentano gli effetti poliedrici che la bevanda può generare. La leggenda attribuisce ad un pastore la scoperta e la diffusione dei benefici energizzanti e stimolanti del caffè, sperimentati e osservati sul suo gregge. La sua esportazione in Europa avvenne dal diciassettesimo secolo e fu utilizzato in principio come medicinale. A Venezia nacque nel 1720 la prima bottega del Caffè, “il Caffè Florian”. Il porto yemenita di Mokha fu uno dei centri di smercio principale, a cui si deve la denominazione della caffettiera “Moka”. Sin dalle sue origini il caffè ha assunto una funzione relazionale, costituendo un legame tra oriente e occidente.
Gli effetti psicofisici
Il caffè contiene la caffeina, sostanza naturale che ha la potenzialità di stimolare il sistema nervoso centrale generando come effetti più comuni maggiore lucidità e minore stanchezza. Può essere quindi considerata una bevanda psicoattiva, capace di agire sui processi psichici. Si differenzia da altre sostanze psicoattive, come le droghe d’abuso per la presenza, l’intensità e la pervasività di alcuni sintomi, come la dipendenza, la tolleranza, l’assuefazione e l’astinenza. Le droghe d’abuso provocano effetti incisivi in una specifica area cerebrale – la parte esterna del nucleo accumbens – sede principale della modulazione affettiva – stimolando il rilascio di dopamina, mediatore chimico presente nell’organismo umano che presiede alla trasmissione degli impulsi nervosi, alterando significativamente l’esperienza della persona, che ne ricerca compulsivamente la reiterazione. Le quantità di caffeina mediamente consumate quotidianamente, al contrario, non sembrano indurre un rilascio di dopamina nella medesima area cerebrale, bensì nella corteccia prefrontale, coinvolta nel circuito della gratificazione ma non responsabile di alterazioni pervasive e durature dell’esperienza percepita.
L’abuso di caffè può comunque provocare effetti collaterali
L’EFSA (European Food Safety Authority) suggerisce che negli adulti, il consumo fino a 200 mg di caffeina al dì non è rischioso, seppur dosi singole di circa 100 mg possono incidere sulla qualità del sonno se consumate in orario serale. È infatti consigliata l’assunzione di caffeina entro il primo pomeriggio. L’effetto stimolante del caffè generalmente si verifica dopo circa 15/30 minuti e può perdurare per alcune ore. Per smaltirlo occorrono tendenzialmente 2/4 ore. Sia le quantità consigliate, che gli effetti provocati, sono da considerare nel quadro di salute complessivo della persona, possono quindi variare in base all’età, al genere, al peso corporeo, allo stato di salute del fegato e ad eventuali fragilità psichiche, come disturbi d’ansia e dell’umore.
Rischi e benefici
Alcuni dei rischi connessi all’abuso di caffè possono riguardare: l’aumento del livello di acidità nello stomaco; l’incremento della motilità intestinale; il condizionamento dell’assorbimento di calcio e ferro l’esacerbazione di stati ansiosi e disturbi del sonno. Bere caffè in quantità consigliate e compatibili con il proprio stato di salute può invece favorire benefici come: ottimizzare i livelli di energia corporea; stimolare le funzioni cognitive (attenzione, memoria, pensiero) e accelerare il metabolismo. Inoltre, il caffè contiene sostanze nutritive, tra cui le vitamine B2, B3 e B5, il potassio e il magnesio.
Lo zucchero emotivo
Il caffè è una bevanda unica per la straordinaria funzione relazionale che svolge.
Scandisce i ritmi della giornata, crea momenti di interazione, diviene occasione di pausa e riflessione, connette le culture e le tradizioni. Anche chi non beve caffè sovente partecipa alla pausa caffè. È un simbolo che favorisce il senso di appartenenza ad un gruppo di lavoro, ad un contesto; facilita gli incontri tra persone. Bevuto in solitudine profuma l’ascolto e la compagnia di sé stessi. È parte del linguaggio e della tradizione comune.
Note di caffeina
La musica italiana e internazionale ha suonato molti brani a ritmo di chicchi del caffè, proprio per il suo potere simbolico, identificativo ed evocativo. Napoli, terra della canzone e del caffè ha raccontato con Roberto Murolo la “Signora Briggida”, paragonata ad una tazza di caffè, amara in superficie e dolce sul fondo; Pino Daniele ha rimproverato i potenti di sfamare il popolo con “Na’ tazzulella e’ cafè”. Per Fiorella Mannoia il caffè è “nero e bollente”; per Alex Britti occorrono “7000 caffè”. Intramontabile è il “Caffè della Peppina”, brano cantato allo Zecchino d’Oro. Malika Ayane e Riccardo del Turco si chiedono “Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te, c’è qualche cosa di diverso adesso in me”. Il caffè è quella bevanda speciale che permette una pausa di ascolto e relazione in tempi frenetici di isolamento e alienazione.
Dott.ssa Giulia Gregorini