Lo scorso 30 maggio il Dott. Francesco Raffelini, Chirurgo ortopedico e Traumatologo di rilievo, ha messo in atto presso la casa di cura Villa Serena di Genova un innovativo intervento di riparazione della rottura della cuffia dei rotatori della spalla in artroscopia. Nello specifico, in quell’occasione lo specialista ha messo in atto un trattamento avanzato, consistente nell’innesto di una membrana collagenica per potenziare la biologia dell’area, rendendo così l’ambiente favorevole alla rigenerazione tendinea.
L’intervento
«L’intervento è una vera e propria ricostruzione di ciò che si è rotto» spiega il Dott. Francesco Raffelini, importante Chirurgo ortopedico nostrano. In casi analoghi a quello trattato, infatti, la rottura «può avvenire per motivi differenti. In questo specifico frangente, la lesione fa capo a cause degenerative e non traumatiche, ma di norma con il passare del tempo – approssimativamente intorno ai 45-50 anni – i tendini tendono a cedere per motivazioni biologiche, nonostante l’innesco della rottura possa alla fine essere traumatico». Con l’invecchiamento, infatti, invecchiano anche i sistemi di rigenerazione cellulare, i tendini si irrigidiscono e tendono a perdere elasticità.
In questo genere di intervento esiste, però, un’alta percentuale di ri-rottura. Proprio per questo «si tende a intervenire tempestivamente e a tenere in conto l’età del paziente – continua lo specialista – che, se troppo anziano, avrà meno possibilità di evitare il trapianto». L’obiettivo principale, comunque, rimane la rigenerazione completa del tessuto, «così da ricreare ciò a cui la natura ha dato vita. Solo ripristinando una perfetta funzionalità, però, si può evitare la protesi. La chirurgia rigenerativa e riparativa è dunque la prima scelta, mentre la sostituzione protesica rimane l’ultima ratio».
Quando la tecnologia e l’innovazione entrano in sala operatoria
Recentemente la ricerca è riuscita a mettere una “toppa” al suddetto rischio di ri-rottura, grazie all’innesto di materiale collagenico di origine animale. «L’industria – spiega il Dott. Raffelini – ha ricavato un tessuto tendineo achilleo bovino ad alta porosità (composto da collagene tipo 1) ed altamente purificato dapprima dai suini, poi dai cavalli e da altre specie animali».
In questo particolare intervento si è fatto uso di tessuto proveniente da bovino. «Tale particolare innesto – continua il dottore – serve a creare un’impalcatura per le cellule riparative del paziente che, sulla sua base, possono pian piano proliferare e rigenerarsi autonomamente».
Una novità che arriva da oltreoceano
La tecnica viene brevettata nel 2015 da una piccola azienda farmaceutica americana, successivamente acquisita dalla nota Smith & Nephew. «La maggior parte degli studi in merito arrivano dagli States e dall’Australia» sottolinea inoltre Raffelini. In Italia, invece, tale tecnica è arrivata da circa 2 anni, nell’estate del 2020, dopo un iniziale ritardo dovuto alla pandemia. La data di arrivo stimata era, in realtà, «fine del 2019».
«Grazie alla qualità del device e al vantaggio artroscopico – conclude – solo alcuni specialisti hanno fin da subito iniziato ad applicarla». Tra questi figura anche lo stesso Dott. Raffelini, che ne fa uso da settembre del 2020, con indubbi vantaggi testimoniati dalla ripresa sportiva e agonistica dei pazienti.