Disfunzioni urinarie: con il tavolo tecnico cure garantite e stop ai tabù

Oltre i tabù, oltre i pregiudizi e l’imbarazzo. D’incontinenza si può guarire. Per eludere danni irreversibili, mai sottovalutare i campanelli d’allarme indicati dagli urologi: la difficoltà alla minzione, le perdite di urina, i dolori e i bruciori. Esistono recenti terapie farmacologiche e nuove tecniche chirurgiche che possono risolvere una patologia che compromette la qualità di vita di pazienti – soprattutto donne – e che ha un forte impatto emotivo e sociale. Questi i temi principali dell’interactive course “L’urologia funzionale, mettiamola in pratica” che si è svolto a Catania, coinvolgendo oltre 80 specialisti provenienti da tutt’Italia.

Farmaci solo in Italia a carico del cittadino

L’Italia è l’unico Paese d’Europa nel quale, ad oggi, i farmaci per l’incontinenza sono ancora a totale carico dei cittadini. Le spese di chi soffre di disfunzioni urologiche pesano mediamente 70 euro al mese e aumentano nei casi neurologici dove però è previsto – già con la nota 87 – che alcuni farmaci (ancora non tutti) siano a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Da una recente indagine dell’Autorità nazionale di Anticorruzione – frutto di una rilevazione sugli affidamenti pubblici – emerge che in Italia si spendono circa un miliardo di euro per gli ausili. Inoltre per i costi dei trattamenti offerti dalle strutture specializzate, per l’elevato livello di know-how necessario in ambito chirurgico e diagnostico, per la scarsa diffusione di tecniche di video urodinamica, sono ancora pochissimi i centri che possono fronteggiare disfunzioni urinarie e fecali. Queste ultime interessano in Italia il 20% delle donne e il 10% degli uomini, indipendentemente dalla loro età. L’incidenza sale al 50% in età anziana. Sono complessivamente 5milioni le persone che ne soffrono. Tante le criticità sanitarie ed economiche da superare nell’ambito dell’urologia funzionale, spesso sottovalutata rispetto a quella oncologica. Ma un nuovo percorso sta per cominciare, grazie alla costituzione – a maggio scorso – del Tavolo Tecnico ministeriale sull’incontinenza.

Le donne spesso ne soffrono ma non chiedono aiuto

Il dolore pelvico e le diverse disfunzioni urinarie colpiscono prevalentemente le donne” spiega il Dott. Alessandro Giammò direttore dell’Unità di Urologia Funzionale e Neuro-urologia della Città della Salute e della Scienza di Torino, che è il polo di terzo livello della rete regionale dei centri dell’incontinenza, “troppo spesso le tollerano e ne soffrono senza chiedere consulti, a differenza degli uomini. Negli ultimi anni sono emersi trattamenti che consentono di controllare questo problema in modo efficace con terapie farmacologiche, istillazioni vescicali e neuromodulazione sacrale. Esistono diversi dispositivi protesici per risolvere le disfunzioni, l’uso è in aumento sia nelle donne che negli uomini, ma è praticato solo nei centri che vantano elevate expertise e un consistente volume di pazienti, laddove quindi si opera con bassi rischi di complicanze. Bisognerebbe investire ancora di più sulle cure e sulla ricerca a supporto delle patologie disfunzionali, poiché la loro prevalenza è destinata a rimanere costante, se non addirittura a crescere in futuro“.

Finalmente non sarà più un tabù

Prevenzione e sensibilizzazione dovrebbero iniziare già tra i banchi di scuola” spiega il Dott. Roberto Carone, primario della struttura di Neuro-urologia e Unità spinale di Torino, attuale presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza, “perché nella pratica quotidiana incontriamo donne molto giovani che riscontrano questa problematica. Dopo il decreto firmato a maggio del 2022, da circa un mese è operativo il tavolo tecnico sull’incontinenza per monitorare e supportare le regioni italiane a raggiungere i quattro principali obiettivi del documento d’indirizzo: istituire una rete dei centri in ogni regione; garantire le cure ai pazienti ponendoli a carico del SSN; equilibrare nelle varie regioni italiane la spesa, la qualità e la distribuzione di dispositivi monouso, chirurgici e protesici; arginare le condizioni di disagio e di depressione nei quali versano i pazienti e attivare efficaci campagne di informazione e sensibilizzazione, perché dall’incontinenza si può guarire. Finalmente non sarà più un tabù“.

Piemonte, Veneto, Lazio e Puglia hanno già avviato le attività in linea con il tavolo tecnico ministeriale sull’incontinenza, anche tutte le altre regioni adesso dovranno seguire le linea-guida.