Negli anni ’80, un anime in particolare ha conquistato il pubblico diventando un’icona duratura e amata anche dalle nuove generazioni: Heidi. Dietro questa celebre storia c’è il maestro Hayao Miyazaki, che solo qualche anno dopo la prima dell’anime di Heidi avrebbe fondato lo Studio Ghibli. In Italia il cartone è arrivato per la prima volta nel 1978, e ha dominato gli schermi televisivi per tutto il decennio successivo. Il suo successo ha garantito repliche anche negli anni a venire, fino ai giorni nostri, con produzioni di remake e rivisitazioni. L’ultima versione, realizzata nel 2015 in computer grafica 3D, testimonia la perdurante popolarità di questa affascinante storia. Ma perché Heidi piace proprio a tutti? Proviamo a capirlo, dando anche qualche piccola curiosità (alcune davvero impensabili!) sul cartone.

Heidi, simbolo di purezza e semplicità

Heidi piace sia ai bambini che agli adulti perché incarna una semplicità e un’innocenza che risuonano profondamente in tutti noi. La sua gioia per le piccole cose, la sua meraviglia di fronte ai nuovi orizzonti e la sua capacità di stringere amicizie con sincerità sono caratteristiche autentiche dei bambini. I più piccoli si identificano con lei e sognano di vivere avventure simili tra i prati verdi, mentre gli adulti la guardano con una dolce malinconia, ricordando tempi passati e riconoscendo la purezza e la semplicità perdute nell’età adulta.

Heidi, nonostante le comodità offerte dalla vita a Francoforte, desidera ardentemente tornare alle sue amate montagne, dimostrando una forza interiore che trascende le condizioni materiali. La sua determinazione nel vivere con il nonno, nonostante le difficoltà del lavoro e la modestia delle condizioni di vita, evidenzia la sua natura altruista e amorevole. A differenza di molti altri personaggi, Heidi è priva di macchie o lati oscuri: è un’anima pura, mossa unicamente dall’amore e dalla gentilezza, un riflesso della bellezza e dell’innocenza che risiedono nel cuore di ciascuno di noi.

Heidi ha origini napoletane?

Ebbene sì, la piccola Heidi ha origini partenopee: nel primo capitolo della storia, Johanna Spyri delinea immediatamente le origini della bambina. Il nonno burbero di Heidi, secondo la narrazione, era un soldato dell’esercito svizzero di stanza a Napoli e, dopo la lunga permanenza partenopea, fece ritorno nel suo paese in Svizzera con un bambino, Tobias, nato proprio sotto l’ombra del Vesuvio.

Tobias, in seguito, si sposò ed ebbe una figlia, la nostra Heidi, che purtroppo rimase orfana di entrambi i genitori all’età di un anno e iniziò una vita difficile come orfana, finché non fu accolta dal nonno. In sintesi, la bambina che scorreva tra le montagne svizzere inseguendo le caprette è figlia di un napoletano. E forse proprio grazie alle sue radici, conserva tutti gli attributi della “scugnizza” che l’hanno resa amata da tutti i bambini del mondo.

8 curiosità su Heidi

La casa di Heidi – L’autrice ha trovato le ambientazioni per la sua storia tra i monti svizzeri. Il paese di Maienfeld è infatti un luogo reale, così come la baita di Oberrofels dove viveva il nonno della protagonista.

La sigla – La celebre sigla di “Heidi” fu interpretata da Elisabetta Viviani e scritta da uno dei più prolifici autori della musica italiana. Franco Migliacci, noto per aver creato i testi di brani come “Nel blu dipinto di blu”, “Una rotonda sul mare”, “La bambola”, “Ma che freddo fa”, “Ancora” e “T’appartengo”, fu il genio dietro le parole che accompagnarono le avventure della piccola protagonista svizzera.

L’omaggio – Nel 2010, la Svizzera ha celebrato la sua eroina letteraria nazionale con l’emissione di un francobollo raffigurante la giovane Heidi accanto alle sue amate caprette.

Problemi in Turchia – Nel 2007, in Turchia, il Ministero dell’Istruzione si è trovato di fronte a controversie riguardanti la trasmissione televisiva del cartone. Sono infatti state apportate alcune modifiche, tra cui la rimozione dei mutandoni visibili della protagonista durante le scene di corsa e l’introduzione dell’hijab sul personaggio della signora Sesemann.

Heidi nello spazio – L’importanza del cartone animato fu tale che il nome della protagonista divenne persino il nome di un asteroide, il “2521 Heidi”.

Perché Clara non può camminare? Clara non può camminare perché da piccolina ha avuto una grave malattia chiamata poliomielite e di conseguenza è rimasta paralizzata dal busto in giù. Altri, invece, sostengono che la bambina sia rimasta paralizzata a causa del forte trauma che ha vissuto per la perdita di sua madre.

Come è stato fatto il girotondo della sigla? – C’è un momento della sigla in cui Heidi e il suo amico Peter ballano e fanno il girotondo con il famoso Jodel, il canto tipico di montagna, in sottofondo. Ma come è nata la scena? Sono proprio Miyazaki e ad un’altro animatore, Yoichi Kotabe, che ballano e fanno il girotondo tenendosi per mano! Un altro animatore li avrebbe filmati per poi usare le immagini come traccia per l’animazione. Questo aneddoto aggiunge un tocco speciale alla scena, che ora guarderete con occhi diversi, immaginando due uomini adulti, tra cui lo stesso Miyazaki, che saltellano allegramente tenendosi per mano.

Come finisce Heidi? ATTENZIONE SPOILER: Alla fine Heidi abbandona la tanto odiata Francoforte e torna a vivere col nonno sulle sue amate montagne. Poco dopo, Clara va a trovarla nella sua baita e accade il miracolo: l’aria fresca di montagna e il cibo genuino del posto le danno la forza e la giovane ricomincia a camminare, con grande gioia, guarendo definitivamente dalla sua infermità. E così si conclude la storia.