La Giornata Mondiale contro il lavoro minorile
Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile sempre più focalizzato sulla protezione sociale universale come strumento per porre fine al lavoro minorile nel mondo. L’obiettivo è richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità e urgenza di adottare misure per porre fine alle forme inaccettabili di sfruttamento di bambini e adolescenti nel mondo del lavoro. Secondo l’ultimo rapporto congiunto Unicef-Ilo sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 17 anni costretti a lavorare nel mondo. Inoltre si registra un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni: un dato allarmante che mostra come i progressi per porre fine al lavoro minorile si sono arrestati per la prima volta in 20 anni, invertendo il precedente trend che vedeva il lavoro minorile diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016.
In Italia la dispersione scolastica aumenta il lavoro minorile
Il lavoro minorile continua ad essere un fenomeno di portata globale e tutti i paesi ne sono colpiti, sia direttamente che attraverso i canali del commercio mondiale e delle filiere globali di fornitura. Anche l’Italia non è esente da sacche di sfruttamento del lavoro minorile. Le rilevazioni di EUROSTAT evidenziano che in Italia nel 2020 un minore su quattro era a rischio di povertà e esclusione sociale. Il rapporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, pubblicato agli inizi di questo mese, indica che la dispersione scolastica degli alunni delle scuole secondarie di primo grado (età 11–14 anni) riguarda principalmente i bambini e gli adolescenti e le regioni del Sud e le isole, con la Sicilia che registra il tasso più alto. In queste regioni, il rapporto segnala un’apparente correlazione tra abbandono scolastico e lavoro minorile che riguarda in particolare i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 15 anni.
I dati sono il punto di partenza
“In generale, il lavoro minorile in Italia rimane sottotraccia a causa della mancanza di rilevazioni statistiche e di dati amministrativi. I dati sono il punto di partenza e lo strumento indispensabile per monitorare il fenomeno e per attuare interventi efficaci e basati sui bisogni e le caratteristiche individuali dei bambini e sulle specificità dei diversi comparti economici e zone geografiche maggiormente colpite” ha spiegato Gianni Rosas, Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino. In Italia tra i 14-15enni, 1 su 5 lavora e tra questi il 27,8%, circa 58mila ragazzi, svolge lavori dannosi. I settori più interessati dal fenomeno sono la ristorazione (25,9%), la vendita al dettaglio (16,2%), le attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), le attività di cura di familiari (7,3%), ma anche le nuove forme di lavoro online (5,7%) come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi o il reselling di prodotti.
L’appello di Save the Children Italia
Save the Children Italia chiede un’azione strutturale di tutte le istituzioni, agenzie e servizi sociali per prevenire e contrastare il fenomeno a tutela dei diritti fondamentali dei bambini. In particolare chiede che venga realizzata un’indagine periodica a cura dell’ISTAT e che i Comuni intervengano attivamente per elaborare un Programma Operativo di prevenzione e contrasto del lavoro minorile.