Irraggiungibilità. È ciò che forse descrive meglio la sensazione che attualmente i genitori provano con i propri figli adolescenti. Desiderosi di colmare la distanza, eliminando ogni autoritarismo, con l’illusione di avvicinarli, i genitori hanno finito per restare prigionieri e invischiati in una relazione caratterizzata, invece, da una profonda insicurezza e disorientamento.
Negli ultimi anni si è assistito a uno smantellamento dei modelli educativi di riferimento. Un’assenza dell’autorità patriarcale e dell’etica del dovere, in cui i genitori sembrano crescere i propri figli senza potere, all’insegna di un permissivismo che si rivela controproducente.
Alla base del cambiamento
Questo cambiamento del rapporto genitori-figli ha portato con sé uno strano fenomeno, per il quale il valore del ruolo genitoriale dipende in larga misura dall’approvazione dei figli. Si viene a creare quindi una relazione spesso caratterizzata da inversione di ruoli e nei casi più complicati. Una vera e propria sudditanza nei loro confronti.
Non a caso il Dott. Gianni Lanari, Psicoterapeuta responsabile del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”, ricorda che «da pochi giorni il decreto per attivare il Bonus Psicologo è stato firmato dal ministro Speranza. Il Bonus Psicologo è utile anche per chi aspira a gestire meglio il difficile rapporto adolescenti/genitori. Consiste in un contributo fino a 600 euro per effettuare delle sedute con psicoterapeuti regolarmente iscritti al relativo albo professionale. Per tale scopo sono stati assegnati 10 milioni di euro per l’anno 2022. Adesso, dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale, il tutto sarà gradualmente operativo e si potrà così aiutare chi non può permettersi di pagare di tasca propria le sedute dallo psicoterapeuta».
Un’evoluzione storica
Se pensiamo che negli anni Sessanta era la fine del Carosello a segnare i confini. Bastava uno sguardo di nostro padre e si doveva andare a dormire: da quel momento cominciava il tempo dei grandi. Oggi non è più così. Si guarda la tv tutti insieme, i genitori discutono davanti ai figli di qualsiasi argomento, coinvolgendoli persino nelle discussioni coniugali o nelle nuove relazioni. Ma non solo.
Come evidenzia Massimo Ammaniti, professore ordinario alla Sapienza ed esperto di tematiche che riguardano l’adolescenza, «noi genitori ci vestiamo come loro, condividendone gusti e comportamenti. Li difendiamo con i professori, veniamo spesso persino coinvolti nelle loro prime esperienze amorose e sessuali. Li coinvolgiamo a nostra volta nelle nuove relazioni amorose, nel caso di genitori separati. Tanto che oggi più che di adolescenza si può parlare di “famiglia adolescente”. L’adolescenza viene infatti a caratterizzare interamente il processo familiare e coinvolge in modo profondo tutti i suoi componenti».
Nell’Oxford Dictionary è stato coniato il neologismo “adultescente” per indicare una persona di mezza età che veste, si interessa e svolge attività tipicamente appartenenti al mondo giovanile.
La parola agli esperti
La Dott.ssa Manuela Chiodetti in questo scenario dice: «Come Psicologa del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est” (e mamma di tre figli, due dei quali adolescenti), assisto spesso nel corso dei miei consulti con genitori o con i ragazzi pre-adolescenti e adolescenti a fenomeni di identificazione da parte della madre con la figlia (“sembriamo sorelle”), alla creazione di un rapporto amicale che non mantiene le giuste distanze. Oppure, nel caso del figlio maschio, all’instaurarsi di un rapporto proiettivo, non paritario ma molto vicino a quello che si viene a stabilizzare con un uomo».
Questa difficoltà dei genitori attuali a comportarsi da adulti ha portato a non poche conseguenze e disagi sia da parte dei ragazzi che dei genitori stessi. In un periodo già di per sé confusionario come l’adolescenza, non si ha bisogno di un padre amico o una madre amica né di avere tutto e subito. Si ha bisogno di “desiderare”. Perché è il desiderio il generatore della “macchina psichica”, questo ce lo riporta lo stesso Freud.
Spesso i genitori che “uccidono” il desiderio nei figli, contribuiscono invece a creare in essi apatia, mancanza di motivazione, scontentezza, irritabilità, che possono sfociare in stati depressivi, attacchi di panico, idee suicidarie e via dicendo.
Articolo a cura del Pronto Soccorso Psicologico “Roma Est”