La posta della psicologa: la Dott.ssa Gregorini risponde alle vostre domande
In questo spazio la Dott.ssa Gregorini, psicologa che si occupa di psicoterapia individuale, di coppia e familiare, risponderà a quesiti, dubbi e curiosità che le rivolgerete.
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L’obiettivo è fornire input di riflessione generali per favorire la consapevolezza sull’importanza della salute mentale. È importante sottolineare che nessuna interazione può essere paragonabile ad una consulenza specialistica, né ad un intervento di aiuto.
I vostri quesiti
Ciao, sono una ragazza di 32 anni e ancora devo laurearmi. Nonostante so che dovrei sbrigarmi faccio fatica a dare esami con regolarità. Ci sono delle strategie per sbloccarsi?
Non credo molto alle “strategie universali”. Da un punto di vista pratico può essere utile prefissarsi obiettivi graduali e realistici. Spesso, porsi obiettivi troppo elevati ed irraggiungibili può facilitare uno stato di frustrazione e procrastinazione. Piccoli obiettivi quotidiani possono invece favorire il contenimento dell’ansia e l’impegno.
Da un punto di vista più profondo, è invece importante interrogarsi su cosa si nasconde dietro questa difficoltà.
Spesso, i “blocchi” nei percorsi formativi possono sottendere la paura di crescere, l’eccessiva dipendenza dalla famiglia d’origine, autostima ed autoefficacia carenti. È inoltre importante chiedersi se la strada scelta si percepisce sintonica con le proprie caratteristiche ed inclinazioni. Non di rado si scelgono percorsi per compiacere aspettative altrui o mossi dalla difficoltà a riconoscere i personali bisogni. Se le motivazioni estrinseche non sono sostenute dalla motivazione intrinseca è facile arrestarsi.
Dottoressa lavoro in un’azienda privata e non so più come gestire il mio capo. Mi pone richieste eccessive che esulano dalle mie mansioni. Non so come regolarmi e vado a lavoro sempre con l’ansia. Suggerimenti?
Si trascorrono molte ore a lavoro e seppur non esiste il contesto ideale, è importante percepire l’ambiente lavorativo come non troppo stressante.
Senza negare che esistono delle condizioni concrete per cui si ha paura di perdere una fonte di reddito fondamentale per vivere, è importante anche riconoscere alcuni aspetti emotivi che possono esacerbare le difficoltà pratiche.
Credo che sia importante chiedersi se le eccessive richieste del capo possono essere avallate da una sua incapacità di porre dei limiti chiari alle aspettative altrui.
È fondamentale sentire il diritto a porre dei limiti per poterli comunicare efficacemente.
Inoltre, può essere utile creare una proficua alleanza con il team di colleghi, se presenti.
Infine, anche il diritto a poter cambiare non è scontato. Se nella condizione in cui si vive si crede di aver già tentato tutte le strade per migliorarla è essenziale sentire di potersi muovere per cercare alternative. Buona fortuna!
Sono una mamma di tre figli e vorrei separarmi da mio marito ma il timore di creargli dei danni è forte. Secondo lei una separazione fa male ai figli?
Ciò che nuoce ai figli è percepire un clima familiare non sereno, vedere due genitori litigare o essere infelici.
Ciò non significa che la separazione non comporti una fisiologica sofferenza ma è il modo in cui ci si separa che fa la differenza.
Se si riesce a separarsi costruttivamente, non triangolando i figli nel conflitto di coppia, coinvolgendoli eccessivamente e rassicurandoli del mantenimento di un’armonica co-genitorialità, i figli con il tempo gioveranno della maggiore serenità dei genitori e della chiarezza raggiunta.
Spesso figli che non accettano una separazione riflettono il vissuto di uno dei due genitori, proteggendoli.
È importante che si mantenga una coerenza di ruoli, in cui figli facciano i figli e non siano chiamati a svolgere funzioni che non gli appartengono, sovraccaricandosi di pesi emotivi.
Sono in terapia da due anni e spesso sento che mi sono stancato di andarci. È normale in un percorso terapeutico?
Ogni percorso terapeutico è unico, come sono uniche le persone che lo svolgono ma è certamente naturale attraversare fasi diverse in terapia.
È molto utile parlarne con il terapeuta per comprendere il significato del proprio vissuto, che può variare.
Può essere una resistenza, un desiderio di autonomia, un momento di stanchezza.
Una buona alleanza terapeutica si basa anche sulla possibilità di comunicare autenticamente al terapeuta il proprio vissuto.
Se invece, si ha paura di confrontarsi con il terapeuta per non “ferirlo” o “deluderlo”, probabilmente si sta inconsciamente vivendo un transfert che è importante svelare per accrescere la consapevolezza di sè. Come con un genitore si può aver sperimentato la difficoltà ad esprimersi per timore di deluderlo, ciò si può proiettare nella relazione con il terapeuta.
La relazione terapeutica è anche un terreno per vivere un’esperienza riparativa e correttiva. Non abbia paura a portare il suo vissuto in stanza di terapia!