Istat racconta: italiani preoccupati per il cambiamenti del clima

Come il recente caso dell’Emilia Romagna ci ha purtroppo ricordato, gli eventi fisici estremi, dalle alluvioni alle frane rappresentano una seria minaccia anche a livello sociale e finanziario. Nel 2022 i cambiamenti climatici si confermano al primo posto tra le preoccupazioni più radicate nei cittadini per quanto riguarda l’ambiente, seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 50% degli intervistati, mentre al terzo posto c’è la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti. E’ quanto rileva l’indagine Istat nel contesto degli “Aspetti della vita quotidiana, analizzando le preoccupazioni ambientali e i ‘comportamenti ecosostenibili degli italiani“. Aumenta anche la preoccupazione per l’effetto serra, preoccupano meno invece rumore, inquinamento elettromagnetico e deterioramento del paesaggio. Cresce l’attenzione verso il risparmio delle risorse come energia e acqua. Inquinamento dell’aria e smaltimento dei rifiuti sono tematiche avvertite soprattutto nelle grandi città. Nei piccoli comuni, aumenta invece la sensibilità rispetto all’inquinamento del suolo e quella relativa al dissesto idrogeologico.

Comportamenti che gli italiani cercano di seguire

Nella popolazione degli over 14 i comportamenti eco compatibili sono finalizzati soprattutto alla conservazione delle risorse naturali: nel 2022, spiega Istat, quasi il 70% degli intervistati dichiara di fare abitualmente attenzione a non sprecare energia,  non sprecare l’acqua e a non adottare mai comportamenti di guida rumorosa al fine di limitare l’inquinamento acustico.  “Nelle regioni del Nord si rileva una percentuale più elevata rispetto alla media nazionale di persone che hanno abitudini virtuose legate alla mobilità: più della metà fa attenzione a non adottare comportamenti di guida rumorosi e circa il 20% sceglie mezzi di trasporto alternativi all’auto privata o ad altri mezzi di trasporto a motore privati” spiega Istat.Nelle regioni del Centro si nota una maggiore attenzione nel leggere le etichette dei prodotti (35,8% contro il 33,5% del Mezzogiorno) e acquistare prodotti biologici (16,0% rispetto al 12,9% del Nord). I residenti nel Mezzogiorno si distinguono invece per l’elevata frequenza di acquisto di alimenti e prodotti locali (26,9% contro 19,8% del Nord). L’attenzione a non sprecare acqua ed energia non mostra variabilità legata al territorio“.

I rischi delle imprese

Le imprese che non adotteranno rapidamente provvedimenti per gestire la transizione climatica, che è tra le cause del dissesto idrogeologico, avranno nel 2050 il 25% in più di probabilità di default rispetto a oggi. Non solo: per le aziende ad alto rischio fisico (oltre l’8%, concentrate soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta e lungo tutto l’Appennino) si prospetta entro il 2050 una crescita dei costi annui per la ricostruzione di impianti e strutture fino al 3% del fatturato.