La Giornata Mondiale senza tabacco: fumatori in diminuzione?

Il 31 maggio è la Giornata mondiale senza tabacco, un appuntamento di prevenzione che si sceglie di celebrare dal 1988 e che mira a sensibilizzare le persone sui pericoli alla salute derivanti dal fumo di sigarette. L’attenzione della giornata è focalizzata anche sulle strategie di marketing messe in atto dai produttori di sigarette e affini per attirare soprattutto i giovani verso l’uso del tabacco: è importante smascherare, viene sottolineato dall’Osservatorio Antifumo dell’Istituto Superiore di Sanità, i falsi miti creati per rendere affascinante e attrattivo l’uso del tabacco. Sotto processo c’è, ad esempio, la tendenza nel proporre sigarette, tradizionali o elettroniche, contraddistinte da vari aromi “piacevoli” come lo zucchero filato, la ciliegia o la gomma da masticare. Gusti che si rivolgono senza dubbio ai più giovani, senza contare la nuova frontiera delle Iqos, i dispositivi con cui il tabacco non viene bruciato ma solo riscaldato, che si presentano come oggetti di design dall’aspetto gradevole, ma che non sono esenti dal procurare danni fisici e psicologici in chi ne fa uso.

Ancora troppi morti per colpa del fumo

L’OMS stima che ogni anno, nel mondo, più di 8 milioni di persone muoiono a causa del consumo di tabacco, mentre l’esposizione al fumo passivo risulta essere la causa di morte di circa 1,2 milioni di persone, tra cui 65.000 bambini. Nella sola Italia i decessi sono calcolati attorno alle 80mila unità, tutte concentrate nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 65 anni. Le ricerche dicono inoltre che nel nostro Paese si inizia a fumare molto presto, a 14 anni e oltre quell’età una persona su cinque si riempie i momenti col fumo, per un totale superiore a 10 milioni di italiani. Il vizio del fumo sembra trovare terreno sempre più fertile tra le donne, soprattutto tra quelle in giovane età che, solo nel 2017, secondo quanto rilevato dall’Istituto Nazionale dei Tumori, sono aumentate di 1 milione rispetto all’anno prima.

Le restrizioni nei locali ha diminuito l’uso delle sigarette?

Buone notizie arrivano però, perchè averlo vietato nei locali pubblici ha ridotto la percentuale di italiani fumatori. In linea generale sì, anche se non nelle fasce più adulte della popolazione. E cala anche la media di sigarette fumate ogni giorno. Questo dicono i numeri di Istat a vent’anni dall’entrata in vigore dalla cosiddetta legge Sirchia, quella cioè che ha introdotto il divieto di fumo in bar, ristoranti e più in generale nei locali pubblici. I dati raccolti dall’Istituto nazionale di statistica partono dal 2001, ovvero da due anni prima dell’entrata in vigore della normativa in questione, e arrivano fino al 2021: e dicono che all’inizio del secolo il 23,7% degli italiani aveva il vizio del fumo. Una percentuale che, vent’anni più tardi, si è ridotta al 19%. I numeri non dicono se sia stato il lockdown a contribuire all’aumento dei fumatori.

Diffusione del tabagismo: quante sigarette si fumano al giorno

In Italia una persona su quattro è un fumatore: una percentuale elevata, che non si registrava dal 2006. L’incremento riguarda entrambi i sessi. Tra i fumatori di sesso maschile si registra la percentuale più alta di chi fuma più di 20 sigarette al giorno mentre quasi la metà dei giovani fumatori, nella fascia 15-24 anni fuma meno di 9 sigarette al giorno, sebbene il 45,5% di essi consumi tra le 10 e le 19 sigarette. La prevalenza di fumatori è più alta, per entrambi i sessi, al Sud, dove fumano il 32,6% degli uomini e il 21,6% delle donne.