Sarà il Covid, o forse una maggiore attenzione alla propria salute: fatto sta che l’interesse verso un’agricoltura biologica e sostenibile è in continuo aumento.

Negli ultimi mesi il 30%  degli italiani ha sperimentato prodotti biologici per la prima volta. L’aumento della consumer base di prodotti a marchio bio si inserisce in uno scenario di crescita che interessa tutti gli indicatori di questo settore: +76% la superfice agricola coltivata secondo il metodo bio negli ultimi 10 anni e +66% il numero di operatori impegnati nella filiera dal 2008 a oggi, nonché un valore dell’export pari a circa 2,3 milioni di euro (+2,6%).

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Tra le diverse realtà del settore ce n’è una abbarbicata sulle alture di Annone che si specchia nelle acque dell’omonimo lago. Il progetto, nato dalla passione di tre soci, è semplice e ambizioso: portare la qualità in tavola, ma anche comunicare l’importanza di una filiera produttiva corta e l’impatto che il cibo ha sulla salute di tutti noi.

È da qui che nasce l’attenzione per una coltivazione che rispecchia la stagionalità, che non utilizza la chimica e che punta alla qualità e non alla quantità.

Nessuna scelta è casuale. La terra viene lavorata solo attraverso la vangatrice: uno strumento che si limita a spaccare la zolla senza rivoltarla in modo da preservare la sostanza organica e la fauna microbiotica (dai lombrichi ai microrganismi). I semi utilizzati sono esclusivamente biologici.

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Altro aspetto su cui a Tip’Orto sono molto attenti è la rotazione delle colture per non impoverire il terreno e arginare infestanti, parassiti e agenti patogeni. Non si trascura nemmeno la fase del raccolto, che viene effettuata a mano: il metodo più rispettoso della salute della pianta in quanto evita danni e stress dovuti al passaggio dei macchinari. Inoltre, consente di raccogliere i frutti nel momento di giusta maturazione e non, come avviene con la raccolta meccanica, tutto indistintamente in un unico passaggio.