Il primo vero momento di distacco tra bambini e genitori coincide con l’asilo nido.
Un corretto inserimento è quindi importantissimo, affinché tale processo non risulti traumatico, né per il bambino, né per i genitori.
Tempistiche
Parlando di tempistiche, se si è deciso che il piccolo dovrà frequentare l’asilo nido, è meglio che inizi tra i 7 e gli 8 mesi, ossia prima di sviluppare la “paura dell’estraneo” che renderebbe l’esperienza molto più traumatica.
In caso contrario si consiglia di aspettare il secondo anno, in modo che abbia già raggiunto un certo livello di autosufficienza che ne faciliti l’inserimento al nido.
Per quanto riguarda invece i tempi dell’inserimento stesso, da noi variano da una a due settimane, mentre nei paesi nordici è diffuso il metodo dei tre giorni.
Metodi di inserimento a confronto
Il “nostro” metodo prevede che il bambino inizi a frequentare il nido per qualche ora, prima con il genitore e poi da solo. La permanenza al nido aumenta in modo graduale, fino ad arrivare alla frequentazione per tutto l’orario da soli.
Se da un lato tale gradualità non è faticosa per il bambino, dall’altro i cambiamenti continui, anche se modesti, gli impediscono di crearsi un’aspettativa.
Nel metodo nordico bambino e genitore trascorrono il primo giorno insieme, condividendo l’intera routine del nido. Il giorno seguente ripetono le stesse esperienze vicino all’educatrice di riferimento. Il terzo giorno quest’ultima comincia a interagire col bambino e il genitore resta talvolta in disparte. Dal quarto giorno il genitore accompagna il bimbo al nido e poi lo va a prendere a fine giornata.
In questo modo il piccolo è preparato sin da subito alla routine dell’asilo, vissuta tra l’altro con la presenza rassicurante del genitore. Stare sin dal principio tutta la giornata all’asilo, però, può rivelarsi stressante.
Alcuni consigli
Vediamo ora alcuni consigli, forniti da pedagogisti e psicologi, utili per l’inserimento al nido:
- Infondere serenità al bambino – sia con lo sguardo che con la voce e i gesti, evitando inutili sensi di colpa.
- Aumentare il livello di socializzazione – abituare il bambino a stare a contatto con persone diverse dai familiari servirà a non farlo sentire a disagio con gli altri bambini.
- Anticipare il cambiamento – sia con una visita della struttura, per presentargli la novità nel modo più familiare possibile, sia con le parole, raccontandogli le attività che lo attendono. Così si predispone la mente del piccolo alla nuova esperienza.
- Portare al nido un oggetto transizionale – ad es. il succhiotto se ne fa uso, oppure il pupazzo preferito. Avendo per il bambino una funzione confortante, lo aiuteranno ad affrontare con maggiore serenità la nuova routine.
- Portare la casa al nido – ad es. una goccia di profumo della mamma o un nastrino da legare al polso servono benissimo a costruire un rituale quotidiano legato al nido, che lo prepari al distacco e che serva a portare un po’ di famiglia all’esterno.
- Rassicurare il bambino – sul fatto che starà da solo per poco tempo e che si tornerà a riprenderlo. Ad esempio spiegargli che la mamma si allontana solo per comprare una cosa gli farà comprendere la brevità del distacco.
- Essere decisi – nel momento in cui si lascia il bambino al nido bisogna salutarlo senza mostrare incertezze e senza nascondersi per controllare che vada tutto bene. Se si venisse visti, infatti, l’effetto sarebbe controproducente, facendolo piangere.
- Non sovraccaricare di stimoli nuovi – nel momento in cui si affronta il cambiamento del nido, che è piuttosto importante, non aggiungerne altri, ad es. il letto o il momento della pappa.
- Passare del tempo col bambino al rientro dal nido – per infondergli sicurezza e fargli capire che non è stato abbandonato.
- Portare il nido a casa – chiedere alle educatrici come è andata la giornata servirà a discuterne poi a casa e dare continuità ai due ambienti.
- Non sentirsi in competizione con le educatrici – fidarsi e instaurare con loro un rapporto di collaborazione è nell’interesse del piccolo.