Il 16 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della celiachia, una malattia autoimmune complessa e, purtroppo, sempre più diffusa in Italia e nel mondo.

Attualmente non esistono né una cura definitiva né una terapia farmacologica per fronteggiare la celiachia. L’unico diktat plausibile consiste nell’eliminare dalla dieta il glutine, un composto di natura proteica contenuto in alcuni cereali, soprattutto nel grano o frumento e simili, quali il farro, il grano khorasan (spesso commercializzato come kamut), la segale, la spelta e il triticale.

L’organo bersaglio della patologia è l’intestino, la cui funzione di assorbimento risulta compromessa (in modo più o meno severo) a seguito dell’ingestione di glutine, con conseguenze sulla salute globale dell’organismo.

I dati

Secondo le statistiche, la celiachia è più frequente tra le donne: 2 casi su 3 riguardano, infatti, il sesso femminile. La patologia, inoltre, può manifestarsi a qualsiasi età.

Non di rado la malattia esordisce durante l’infanzia, con sintomi classici: diarrea cronica, mancanza di appetito, dolori addominali, malassorbimento e ritardo nella crescita. Nei bambini la celiachia si manifesta solitamente a distanza di circa qualche mese dalla prima introduzione del glutine nella dieta, ma può presentarsi anche dopo il secondo o il terzo anno di vita.

Nonostante ciò, esistono anche forme di insorgenza della celiachia in età adulta che, proprio per questo, risultano spesso più subdole e meno facili da riconoscere.

Il caso italiano

Ad oggi la celiachia interessa circa l’1% della popolazione mondiale. In Italia – dove si stima che i celiaci dovrebbero essere circa 600mila – i casi effettivamente diagnosticati di celiaci erano poco più di 214mila. Quasi 400mila celiaci italiani, dunque, non avrebbero ancora ricevuto una diagnosi e continuerebbero ad assumere quotidianamente il glutine pur presentando la sintomatologia della malattia. Tutto questo porta con sé un forte rischio di andare incontro a complicazioni anche importanti.

In presenza di sintomi sospetti, sottoporsi a un controllo può contribuire a migliorare il proprio tenore di vita. E, in alcuni casi più gravi, anche ad averla salva.