Tra martedì 17 e mercoledì 18 maggio sono stati accertati circa 20 casi di vaiolo delle scimmie in Europa, cui nelle ultime ore si è aggiunto anche il primo caso italiano. Si tratterebbe di un uomo tornato dalle Canarie.
Secondo le prime informazione, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sta monitorando alcuni piccoli focolai umani della malattia segnalati nel Regno Unito (7 casi accertati), in Spagna (8) e in Portogallo (5 accertati e 20 sospetti). La malattia, endemica in Africa occidentale, non provoca gravi conseguenze sull’uomo e presenta sintomi influenzali, oltre a un’importante eruzione cutanea simile a quelle causate da morbillo o herpes. Dal momento che non è stato possibile identificare un legame epidemiologico tra la maggior parte delle persone colpite, gli scienziati pensano esistano diverse catene di trasmissione del virus non identificate.
Le origini della malattia
Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale diffusa prevalentemente nei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Deve il proprio nome alle particolari condizioni della sua scoperta, avvenuta nel 1958 sulle scimmie da laboratorio. In seguito, studi su animali in Africa hanno riscontrato evidenze virologiche d’infezione in scoiattoli, che si ritiene svolgano un ruolo importante come ospiti naturali della malattia. Studi di laboratorio, inoltre, hanno dimostrato che l’infezione da vaiolo delle scimmie può verificarsi anche in ratti, topi e conigli.
Circa 12 anni dopo, nel 1970, i ricercatori hanno identificato il vaiolo delle scimmie come la causa di una malattia dell’uomo molto simile al vaiolo umano in località remote dell’Africa. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene con un periodo di incubazione media di circa 12 giorni (che varia, cioè, da 7 a 21 giorni). Dopo l’eradicazione del vaiolo umano, avvenuta nel 1980, il monitoraggio sul vaiolo delle scimmie è continuato dal 1981 al 1986 nella Repubblica Democratica del Congo, con l’identificazione di 338 casi e un tasso caso-fatalità del 9,8% per persone non precedentemente vaccinate contro il vaiolo. In questo modo, il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all’85% nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie.
Sintomatologia e cause
Il vaiolo delle scimmie è causato dal Monkeypox virus, appartenente al gruppo degli orthopoxvirus. Tra gli altri virus dello stesso gruppo che possono infettare gli esseri umani ricordiamo il virus del vaiolo, il vaccinia (utilizzato nel vaccino del vaiolo) e il cowpox virus.
Negli esseri umani le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo. Circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale e spossatezza. Nell’arco di 1-3 giorni circa (ma talvolta anche di più) dall’insorgenza della febbre, il paziente sviluppa anche un’eruzione cutanea pustolare. Questa appare solitamente prima sul volto, ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da 2 a 4 settimane.
In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano, invece, era di circa il 30% dei casi prima che la malattia fosse eradicata.
Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, pur risultando meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che la trasmissione del virus avvenga per via orale, durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Oltre a ciò, la trasmissione può aver luogo anche attraverso il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus, quali biancheria o abbigliamento.