Il 6 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata mondiale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, istituita dalle Nazioni Unite per diffondere sempre maggiore consapevolezza su una pratica lesiva dei diritti umani che ha conseguenze gravissime sulla salute fisica e psichica delle bambine e delle ragazze che la subiscono. Secondo i dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo almeno 200 milioni di donne e ragazze ancora oggi hanno subito mutilazioni genitali.
Pratica ancora troppo diffusa nel mondo
“Sebbene sia concentrato soprattutto in 30 paesi in Africa e Medio Oriente, il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili è un problema universale, diffuso anche in alcuni paesi in Asia e America Latina” si legge nel sito delle Nazioni Unite. “Le mutilazioni genitali femminili continuano a essere presenti fra le popolazioni immigrate che vivono in Europa occidentale, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda. Nel 2021 la pandemia ha colpito negativamente e in modo sproporzionato donne e ragazze, stravolgendo il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 5.3. sull’eliminazione di tutte le pratiche dannose, incluse le mutilazioni genitali femminili. Unfpa stima che 2 milioni di ragazze in più rischieranno di subire questa pratica entro il 2030. Per promuovere l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, sono necessari sforzi coordinati e sistematici, che devono coinvolgere intere comunità e concentrarsi sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere, sull’educazione sessuale e sull’attenzione ai bisogni delle donne e delle ragazze che ne subiscono le conseguenze”.
La storia delle bambine in Kenya
In Kenya, si stima che circa 2 donne su 10 tra i 15-49 anni, abbiano subito la mutilazione dei genitali, una pratica illegale ma ancora presente in tante comunità vulnerabili dove sono diffusi lavori che dipendono fortemente dai mutamenti del clima, sempre più frequenti e devastanti. In seguito a disastri naturali ed eventi come siccità e alluvioni, intere famiglie si impoveriscono e ricorrono a matrimoni precoci per ridurre le spese, obbligando le figlie ad una vita di sofferenza. Per essere considerate adatte al matrimonio, bambine e ragazze devono essere prima sottoposte alla pratica della mutilazione.