L’infarto e le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte e di ricovero ospedaliero in Italia. Data per assodata anche la correlazione tra microbiota intestinale e benessere dell’apparato cardiocircolatorio, i probiotici di ultima generazione sembrano possedere una efficace influenza in termini di prevenzione. Secondo i dati Istat del 2017, il 10.4% di tutti i decessi è stato attribuito a malattie ischemiche del cuore e il 9.2% ad eventi cerebrovascolari. Accanto a fattori di rischio legati all’avanzare dell’età o di carattere genetico, vi sono comportamenti e stili di vita quali fumo, alcol, e cattiva alimentazione che incrementano l’insorgere di problemi cardiocircolatori. Anni di studi hanno infatti comprovato che un’alterazione della flora batterica intestinale può essere corresponsabile dell’insufficienza cardiaca.

La spinta dei probiotici

I probiotici di ultima generazione sembra abbiano un’efficace correlazione sul benessere anche dell’apparato cardiovascolare e possono quindi essere considerati un supporto di prevenzione utile anche per questa condizione. “I probiotici” conferma il Dott. Marco Toscano Biologo Molecolare e Microbiologo, “potrebbero svolgere un ruolo attivo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, in quanto nella patogenesi di tali malattie sembrerebbe essere implicata anche la disbiosi intestinale, insieme a diversi fattori genetici e ambientali“.

I Lattobacilli sono i più studiati

Tra i diversi batteri probiotici intestinali esistenti, i Lattobacilli rappresentano uno dei generi batterici principalmente studiati e che potenzialmente potrebbero avere un impatto positivo sulle patologie cardiovascolari, attraverso la modulazione del metabolismo del colesterolo, della risposta immuno-infiammatoria e della risposta allo stress ossidativo. “In particolare” continua Toscano, “le specie Lactobacillus plantarum, Lactobacillus paracasei, Lactobacillus reuteri e Lactobacillus rhamnosus contenuti nei probiotici di nuova generazione PRO-BD sembrerebbero possedere una elevata capacità di modulare il microbiota intestinale”.