La Giornata Mondiale dell’alfabeto Braille si celebra ogni anno il 4 gennaio: la data non è stata scelta a caso, ma coincide con quella di nascita di Luis Braille, l’inventore dell’omonimo alfabeto. Il Braille è un sistema che ha cambiato completamente il modo di vivere di milioni di persone con disabilità visiva, consentendo loro di scrivere, leggere e comunicare per iscritto. Luis Braille nacque in Francia e all’età di tre anni diventò accidentalmente cieco: nonostante questo, però, la sua voglia di imparare a leggere e scrivere non è mai venuta a mancare e così, a 15 anni, cominciò a sviluppare un sistema di simboli composta da puntini, in rilievo, sulla carta, per riconoscere le lettere.

1.3 miliardi di persone affette da problemi visivi nel Mondo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel mondo vi siano più di 1 miliardo di persone con problemi visivi, di cui 36 milioni affette da cecità totale. Per il non vedente, il braille è condizione essenziale di una piena autonomia e di una efficace integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale. L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, l’organizzazione nazionale che rappresenta le istanze di circa 2 milioni di cittadini ciechi assoluti e ipovedenti, in occasione di questa importante ricorrenza richiama l’attenzione sullo stato di emergenza in cui versano le persone con disabilità visiva nel corso della pandemia da Covid 19, chiedendo massima attenzione e impegno alle Istituzioni del Paese.

Il Covid ha complicato la vita dei non vedenti

“I disabili visivi sono tra le persone più esposte al rischio di contagio”, commenta Mario Barbuto, presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. “Pensiamo infatti che per un cieco o un ipovedente il tatto è il principale veicolo di esplorazione e interazione con il mondo esterno, ed essenziale per muoversi nello spazio, studiare a distanza, lavorare, acquistare beni di necessità, evitare pericoli, come dimostra anche l’adozione ormai universale del sistema Braille basato appunto su punti in rilievo percepibili solo al tatto. Ne consegue che sono proprio i ciechi tra i soggetti più esposti al rischio virus e che necessitano di priorità e attenzione particolare in questa fase di programmazione degli accessi alla vaccinazione” conclude Barbuto.