Stop allo spreco alimentare

Ogni anno un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo non viene consumato. Lo spreco alimentare è una questione che riguarda tutti, dalle istituzioni ai grandi produttori, fino a noi, che ci sediamo a tavola ogni giorno. La scarsa conoscenza delle informazioni riportate sulle confezioni o la loro poca chiarezza sono infatti tra i fattori che portano cibo normalmente commestibile a finire nella spazzatura di casa. Nella bozza della Commissione Ue per la revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti è stata inserita la proposta di aggiungere, accanto alla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro“, anche un’altra scritta: “spesso buono oltre“. Lo scopo? Quello di per fornire al consumatore una migliore comprensione delle diciture e aiutare così a combattere lo spreco alimentare. In attesa che, però che arrivi questo ulteriore strumento per i consumatori, vediamo nel dettaglio quali differenze ci sono tra scadenze e termine minimo di conservazione, e come vanno lette le diciture al momento presenti sulle confezioni.

Si deve migliorare la comprensione della data di scadenza

Per l’esecutivo comunitario questa aggiunta è opportuna per ridurre lo spreco del cibo che ha raggiunto numeri esorbitanti: 57 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (127 chili per abitante) vengono prodotti nell’Ue ogni anno, con un costo a carico di circa 130 miliardi di euro. L’intervento sulla data di scadenza era già stato annunciato da Bruxelles nel 2020 con la sua strategia Farm to Fork: l’introduzione della nuova dicitura è ora considerata necessaria perché, viene spiegato nel documento, consente “una migliore comprensione della data di scadenza”, influenzando “il processo decisionale dei consumatori in merito all’opportunità di consumare o eliminare un alimento“. E la misura potrebbe avere ripercussioni anche sul dibattuto Nutriscore: prevista inizialmente in un pacchetto unico insieme proprio all’etichetta nutrizionale, all’obbligo di origine e a nuove indicazioni sugli alcolici, con un percorso a sé la dicitura apre infatti nuovi scenari.

Per quanto tempo si può mangiare il cibo oltre il TMC

Molto spesso sia la data di scadenza sia il TMC (termine minimo di conservazione), vengono interpretati in senso univoco. In realtà questa data non rende i cibi dannosi per la salute, ma possono essere ancora consumati: l’alimento è ancora commestibile, in certi casi addirittura per mesi. Pensiamo a una confezione di crackers: probabilmente non saranno più friabili ma mangiarli sarà comunque sicuro. Ma per quanto tempo è possibile consumare un alimento dopo il termine minimo di conservazione? Dipende. I prodotti da frigorifero sono quelli più deperibili e con questi in linea di massima è bene seguire le date consigliate. Pensando allo yogurt, al latte o ad alcuni formaggi confezionati però ci si può basare assaggiandoli o annusandoli perchè se tenuti ad una temperatura corretta e con le confezioni integre. Altri elementi invece come insaccati, pesce o carne cruda invece necessitano d’essere correttamente consumati perchè il rischio che si sviluppino microrganismi è incontrollato. Discorso differente per i prodotti da dispensa, che possono essere consumati anche dopo due mesi dal termine minimo di conservazione.