Rara, ma estremamente visibile: non contagiosa ma purtroppo ghettizzante. La vitiligine è una malattia autoimmune che colpisce la pelle, provocando l’insorgere di macchie più chiare rispetto al resto dell’incarnato. Per quanto l’incidenza sia bassa, appena l’1,6% della popolazione europea, la visibilità della patologia rende difficile la vita di chi ne è affetto, nonostante ne siano affetti anche personaggi dello spettacolo e modelle, portando purtroppo a episodi di depressione. È questo lo scenario emerso dal convegno “Sveliamo il vero volto della vitiligine” che si è tenuto a Milano in questi giorni.
Come si presenta la vitiligine e chi colpisce
La vitiligine può presentarsi insieme ad altre patologie, come il diabete autoimmune o l’artrite reumatoide e il suo sviluppo dipende in parte da una predisposizione genetica: il 25-30% dei pazienti ha una storia familiare di vitiligine. “È quindi fondamentale ridurre la compresenza di patologie differenti”, sottolinea il Prof. Mauro Picardo, coordinatore della task force europea dedicata al contrasto di questa patologia. Può manifestarsi in qualsiasi momento, anche se l’incidenza più alta si registra nella fascia tra i 20 e i 40 anni. A causare la vitiligine è un processo in cui il sistema immunitario attacca i melanociti, cellule della pelle che secernono la melanina, sostanza che dona alla cute il suo colorito. Tre persone su cinque lamentano problemi di autostima, mentre addirittura nove su dieci lottano contro lo stigma della malattia.
Le possibili soluzioni
Quali sono i nuovi trattamenti? “Innanzitutto c’è la fototerapia, che riattiva i melanociti, ma non è sempre efficace”, spiega Picardo. “Negli ultimi decenni, però, la ricerca ha prodotto risultati interessanti: negli Stati Uniti è già in commercio una crema che inibisce le Janus chinasi, per esempio. In Europa farmaci simili potrebbero essere approvati a inizio 2023 per essere poi commercializzati entro la fine dell’anno”.