La Giornata Mondiale dell’Obesità, World Obesity Day, istituita nel 2015 dalla World Obesity Federation, ricorre il 4 marzo in tutto il mondo, coinvolgendo organizzazioni, associazioni e individui, con l’obiettivo ambizioso di invertire la crisi globale dell’obesità. La giornata ha lo scopo di sensibilizzare cittadini e istituzioni e di incoraggiare la prevenzione dell’obesità, evitando discriminazioni, pregiudizi e l’uso di un linguaggio stereotipato e stigmatizzante sulle persone che vivono con l’obesità. Un miliardo di persone nel Mondo (una su sette) convive con l’obesità e nel 2035 saranno quasi 2 miliardi, ovvero quasi uno su quattro degli abitanti del nostro pianeta. Una vera e propria emergenza, che ci dimostra ancora una volta come sia arrivato il momento di invertire la rotta. “Cambiare le prospettive: parliamo di obesità”, è il messaggio della Giornata mondiale dell’Obesità del oggi, sabato 4 marzo. L’obesità è un’emergenza che riguarda, come il mondo, anche il nostro Paese. Da qui una lettera aperta, siglata dai presidenti dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, nonché dagli esponenti della comunità scientifica e dei pazienti, rivolta alle Istituzioni in occasione del #WorldObesityDay2023 con l’invito a dare priorità agli investimenti per la lotta all’obesità, perché investire nella cura dell’obesità e nella prevenzione è una questione prioritaria che richiede l’azione e l’impegno di tutti.

Obiettivo rendere il cittadino responsabile

Comunicare la salute significa riuscire a sviluppare l’empowerment del singolo affinché interiorizzi le scelte salutari e contribuisca in modo attivo nel processo di costruzione della propria salute, orientando le scelte di consumo e le proprie abitudini” ha dichiarato in occasione della presentazione del progetto il ministro della Salute Orazio Schillaci. “L’obiettivo è rendere il cittadino responsabile cioè ‘consapevole delle conseguenze delle proprie scelte’ ma non colpevole. Quando parliamo di obesità la prevenzione è la chiave di volta: investire di più per incoraggiare l’adozione di stili di vita salutari a partire da una corretta e sana alimentazione e dal contrasto alla sedentarietà. Iniziamo dalle scuole per diffondere la cultura della prevenzione“. Il ministro, inoltre, ha anticipato che si sta lavorando “alla definizione di un Programma nazionale di promozione dell’attività fisica che comprende anche la definizione delle modalità di prescrizione dell’esercizio fisico e di erogazione sul territorio nazionale“. Lo strumento per rendere “esigibile” la prestazione sportiva potrebbe essere quello dei Lea.

Le difficoltà nella prevenzione al problema

La carenza di strutture e di specialisti incide inevitabilmente anche sulla qualità della diagnosi. A livello clinico ci si ritrova sempre più a intervenire sulla complicanza, ma non sulla patologia di base, ovvero l’obesità, e tanto meno si interviene con la richiesta di una valutazione nutrizionale e di un inquadramento diagnostico preciso per la patologia. Un paziente che viene ricoverato per complicanze legate all’obesità molto spesso non viene valutato per la patologia di base, raramente viene effettuato lo screening di valutazione del rischio nutrizionale, come previsto dalle linee guida ministeriali del 2011. Il peso non viene rilevato o spesso è un peso riferito dal paziente stesso, anche per la mancanza di lettini o strumentazioni diagnostiche adeguate alle dimensioni, compresi i semplici ausili medici.