Ci risiamo, verrebbe da dire: a Shanghai è sempre più emergenza Covid. Nella città definita da tutti “La Perla d’Oriente” o “La Parigi d’Oriente”, in una città di quasi 30 milioni di abitanti, gli ospedali sono praticamente al collasso, come non era accaduto neanche oramai 3 anni fa. Shanghai è tra le città più ricche della Cina ma ad oggi i pazienti anziani stanno sovraccaricando i servizi di emergenza, tramutando la situazione sanitaria da sotto controllo a critica. Dal mese scorso, secondo i media ufficiali, circa il 70% della popolazione, ovvero quasi 18 milioni di persone, ha contratto il virus. In due ospedali della megalopoli, sono centinaia i pazienti attaccati a flebo o a bombole di ossigeno e sottoposti a monitor cardiaci; alcuni di questi sembrano privi di vita, altri invece vengono curati fuori dall’edificio, sul marciapiede.
Mai una situazione simile in Cina
Anche le autorità ormai ammettono che la portata dell’epidemia è “impossibile” da determinare, poiché i test non sono più obbligatori e i dati sono imprecisi. In poco tempo, il sistema sanitario è stato letteralmente sopraffatto, con le farmacie inondate di richieste di medicinali anti-febbre e i crematori inondati dall’afflusso dei morti. Intanto, poiché le autorità hanno rivisto i criteri per attribuire un decesso al Covid, dall’inizio di dicembre, in un Paese come la Cina di 1,4 miliardi di abitanti, sono stati segnalati solo 15 decessi legati al virus: una cifra completamente fuori dalla realtà.
Per le autorità il contagio è 30 volte quello di maggio
A parlare delle dimensioni spaventose del contagio a Shanghai è Chen Ezhen, vicepresidente dell’ospedale Ruijin e membro del consiglio municipale degli esperti Covid, in un’intervista alla testata “Dajiangdong Studio” del “Quotidiano del popolo” (partito comunista). “Ora la diffusione della pandemia a Shanghai è molto estesa e potrebbe essere stato raggiunto il 70%. Parliamo di 20 o 30 volte i contagi di aprile e maggio”. L’ondata di contagi è arrivata dopo l’allentamento delle restrizioni rimaste in vigore fino a qualche mese fa in Cina. L’Italia ad oggi sta cercando di limitare i danni facendo controlli a tappeto nei grandi aeroporti da chi rientra dall’Oriente, nella speranza di contenere questo ennesimo “danno”.